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Luisa, una nonna
col sorriso di buddha


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Luisa, una nonna
col sorriso di buddha

Da quarant’anni in Italia, Luisa è tra gli animatori del tempio

Il suo sorriso si allarga facendo inarcare gli angoli degli occhi mentre guarda il video della cerimonia di inaugurazione del tempio. “Eccomi lì, vedi, sono in mezzo agli altri a suonare”, dice Sun Wei Ji, per gli italiani Luisa, 64 anni portati benissimo.

Luisa fa la nonna, va in palestra, si occupa di una scuola di cinese per bambini, segue le sorti del figlio impegnato in politica e quando può dà anche una mano al tempio di via Ferruccio.

“Sono in pensione – dice Luisa – perciò ho più tempo per dedicarmi al tempio. Capisco abbastanza bene l’italiano, sono qui da molti anni, e ho accumulato un po’ di esperienza. Perciò parlo con i giornalisti che di solito chiamano me per avere informazioni. Mi occupo anche di cose molto pratiche, come l’affitto di un televisore...”.

Luisa al tempio non ci va proprio tutti i giorni, ma cerca di esserci soprattutto nei primi e gli ultimi giorni del mese del calendario contadino cinese, quelli più sacri per il buddhismo. “Vado a pregare – continua – per chiedere che la mia famiglia sia felice o che i miei figli abbiano fortuna nel lavoro”.

Luisa è in Italia dal 1962 ed è partita come molti da Wenzhou, un importante porto commerciale dello Zhejiang, una regione che tanti anni fa era molto povera e che oggi è diventata una delle più ricche della Cina, con i suoi grandi porti commerciali e la capitale Hangzhou dove arrivò Marco Polo.

“Tutti siamo venuti da lì", spiega Luisa mentre mi accompagna a fare il giro dell’Esquilino, il quartiere dove negli ultimi anni sono spuntati numerosissime attività di import-export di prodotti made in China. “Vieni, vieni, ti faccio conoscere i miei amici”, dice entrando nei negozi intorno piazza Vittorio. Si ferma a chiacchierare, fa le presentazioni e anche un po’ di pubblicità alla merce esposta. “Viviamo quasi tutti qui all’Esquilino – continua Luisa – ma molti adesso sono andati ad abitare sulla Casilina perché lì gli affitti sono più bassi”.

Luisa non ha vissuto sempre a Roma. All’inizio vendeva articoli di pelletteria all’ingrosso a Firenze. In Italia c’erano già i suoi genitori mentre il suo fidanzato di allora, oggi suo marito, viveva in Francia.

Nel 1986 si è trasferita a Roma dove ha aperto un’attività di import-export di vasellame per ristoranti cinesi. Luisa ha avuto tre figli: il più piccolo adesso fa il commerciante e vive a Firenze, il secondo, Daniele, lavora in un’agenzia immobiliare. Il primo, Marco, è un ingegnere con la passione per la politica: e’ candidato alle prossime elezioni comunali nella lista della Margherita.

“Dedico ormai la giornata alla famiglia – dice Luisa – ma anche a me stessa. Vado in palestra, guardo un po’ di tv, leggo il giornale. Il martedì, il giovedì e il sabato accompagno mia nipote alla scuola cinese e do una mano alle maestre e alla presidente dell’associazione donne cinesi di Roma”. I corsi di cinese si svolgono nella scuola elementare di via Bixio, a pochi passi da via Merulana.

Nella scuola “internazionale”, specchio del carattere multietnico del quartiere, le comunità di stranieri di Roma gestiscono le attività extrascolastiche come l’apprendimento della lingua e della cultura dei paesi di provenienza.

I bambini cinesi, divisi in tre classi di età, imparano una lingua a loro praticamente sconosciuta e la storia di un paese che probabilmente non hanno mai visto. “Tanti sono nati e cresciuti qui – dice Luisa – non parlano cinese ma capiscono un po’ di qualche dialetto dello Zhejiang perciò per loro è difficile conversare con genitori e parenti. Facciamo anche storia e cultura cinese. E’anche un modo per recuperare la cultura tradizionale e per trovare le proprie radici”.

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