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Chen,
filosofo e
commerciante
Ventisei anni fa il viaggio verso la Germania per studiare,
poi l'arrivo
in Italia. Tra qualche mese da Torino si trasferirà
a Roma
“Questo
è il guardiano del tempio, quello che hai di fronte
invece può essere il Buddha che simboleggia la felicità.
Nella sala principale invece c’è la Trinità.
Ma non pensare che i significati siano così ben definiti,
non sono così specificati come nel cristianesimo. Il
buddhismo è molto più libero da questo punto
di vista, per esempio non abbiamo una ‘Bibbia’ma
tante correnti di pensiero”.
Chen è arrivato qualche giorno fa
dal Piemonte per incontrare il monaco Daoci.
Tra qualche mese si trasferirà a Roma dove farà
il commerciante come a Torino. Ha studiato
filosofia in Germania e ora si offre per
fare da interprete con Daoci e per spiegare
“semplificato semplificato”, come dice lui, qualcosa
sul buddhismo.
Ventisei
anni fa Chen ha lasciato la Cina
per andare a studiare filosofia in Germania,
dopo sei anni si è spostato in Italia dove si trovava
sua moglie. In Cina aveva fatto le magistrali e aveva anche
insegnato per un po’.
“L’università, nel mio paese, diffondeva
solo la cultura marxista. Non mi bastava. Io ero ateo, non
credevo a niente ma volevo trovare nella filosofia una risposta
al significato della vita”. Dopo gli studi Chen
il significato lo trova nel buddhismo. “Ho capito che
la filosofia non riesce a rispondere, spiega Chen. Il buddhismo
non è una religione ma neppure una filosofia o una
scienza, fa tutto. E’ una specie di superscienza che
risolve quello che la scienza e la filosofia non riescono
a risolvere”.
“Tutti cerchiamo la felicità in modi diversi
– continua Chen – nella religione,
nella ricchezza, nella famiglia o nella scienza. Buddha ci
insegna che la felicità non sta nelle cose in cui comunemente
crediamo si trovi. Ma esiste una felicità assoluta,
onnipresente, eterna, onnisciente. Nel buddhismo non c’è
un dio che ci protegge, ma qualcuno che ci aiuta ad accedere
alla felicità eterna. Non c’è differenza
tra noi e lui, la sola differenza è che lui ha conosciuto
la verità mentre noi ancora no. Tutti siamo dio”.

“E’ una società nella società”.
Chen ammette anche che la comunità cinese è
più chiusa e cerca di risolvere tutto nella comunità.
“Succede
in ogni città – sostiene – ma poi ogni
città accoglie i cinesi diversamente. Si può
dire che i romani sono più accoglienti ma in generale
è una cultura che mi è più lontana rispetto
ad altre. Sono abituato a quella tedesca, lì ci si
saluta anche tra sconosciuti. Non dico che è peggiore,
è diversa per quanto riguarda il modo di agire, le
relazioni interpersonali. Qui mi sembra di essere quasi uscito
dall’Europa”.
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