Sophia,
mediatrice tra due culture
Venticinque anni, cinese di seconda generazione nata e
cresciuta
in Italia
“Hanno
tanta passione e una grande serenità che quasi quasi
li invidio”. Sophia, 25 anni, riassume
così lo spirito dei cinesi che frequentano il tempio.
Lei che si definisce “non credente”.
“E’ un modo per evadere – continua –
non proprio uno svago ma un modo per non pensare solo al lavoro.
Serve
a chiudere la giornata e a ritagliarsi un po’ di tempo
libero. Una conquista recente per loro visto che finora praticamente
non ce l’hanno mai avuto il tempo libero. Poi, andando
via dalla Cina, si perde tanto, si fanno tanti sacrifici,
spesso si lasciano le famiglie e diventa molto importante
avere un senso di appartenenza”.
Sophia, nata a Bologna,
vive a Roma con i suoi genitori da 8-9 anni,
ed è una sorta di mediatrice culturale
del tempio. Ha una vera e propria vocazione per la comunicazione:
segue un master in tourism management dopo aver studiato per
tre anni scienze della comunicazione.
Come molti cinesi di seconda generazione, quelli che sono
nati e cresciuti in Italia, non conosce quasi per nulla la
lingua cinese o sa parlare solo il dialetto della zona da
cui provengono i genitori e nonni, che invece sono spesso
poco istruiti e parlano solo il cinese o il dialetto della
propria regione. “Ho vissuto un anno in Cina per studiare
la lingua”, racconta Sophia.
La sua famiglia è in Italia da moltissimi anni: “I
miei bisnonni – dice – sono arrivati dopo la prima
guerra mondiale da Wenzhou, città dello Zhejiang.
Allora quella regione era molto povera. Hanno vissuto a Bologna,
Roma e Milano, facevano
gli ambulanti. A Roma hanno aperto un’attività
fissa poi sono tornati in Cina. I nonni invece,
a Bologna, hanno aperto un laboratorio di
borse per grossisti italiani”. I genitori di Sophia
aiutavano i nonni nella gestione della bottega. Poi hanno
aperto due ristoranti a Roma e a Bologna.
“Per fortuna li abbiamo venduti prima della crisi della
Sars”, ironizza Sophia.
Adesso Sophia sta per sposarsi ma ancora
non ha deciso la data, o meglio, è in attesa di buoni
auspici. “Al tempio siamo andati a chiedere qual è
il giorno propizio per il nostro matrimonio. Sto aspettando
una risposta. Si va lì per chiedere qual è il
giorno giusto per qualsiasi cosa, ad esempio per comprare
casa”.