URBINO – L’etica deve supportare la scienza, l’educazione ambientale deve rapportarsi a un mondo multiculturale, in cui è sempre più necessaria “un’identità dialogante che incontri altri modi di pensare la natura”. Ha preso avvio così il convegno “Etiche della terra”, un’iniziativa pensata per i giovani tra i 16 e i 17 anni. Piena la Sala Raffaello, con quattro classi del Liceo Scientifico “Laurana” e una dell’Itis “Enrico Mattei”. L’incontro è stato organizzato da un gruppo di studenti di Sociologia della Multiculturalità dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, che hanno pensato al rapporto tra uomo e ambiente in un’ottica religiosa. Hanno, infatti, invitato tre relatori di diversa fede: un islamico, un cristiano e un buddista. Si tratta di Mouelhi Mohsen, rappresentante sufi e ambasciatore di pace della Universal Peace Federation, Salvatore Frigerio, un monaco benedettino della comunità camaldolese e Paolo Sacchi, un medico del lavoro che dall’inizio degli anni’70 studia e pratica la filosofia Zen. Nelle tre relazioni una sola è stata la costante: la fede aiuta a capire quale deve essere la strada da percorrere per non distruggere la natura. “L’antropocentrismo, l’uomo al centro e l’ecosistema intorno – dice Sacchi – ha portato a uno sfruttamento smodato delle risorse ambientali, anche a spese di altre forme di vita non si è pensato abbastanza a preservare l’ecosistema. L’uomo ha contratto un grande debito nei confronti della natura. Il buddismo è la religione della natura e indica il metodo per rispettarla”. Salvatore Frigerio ha raccontato i rischi che l’ambiente corre facendo un parallelismo con il diluvio universale: “Non si rendevano conto di nulla finché non furono travolti”. Proprio l’indifferenza, secondo il monaco camaldolese, è uno dei “cancri del nostro tempo e solo mettendosi in ascolto come fece Noè si può davvero prendere coscienza, decidere e agire”. A leggere la Genesi spesso ci si confonde “sembra di leggere i nostri giornali – continua padre Frigerio – ed è per questo che per salvare il nostro pianeta dalla rovina abbiamo bisogno di tanti Noè”. L’ecologia è molto sviluppata anche nella religione islamica, sono molti nel Corano i riferimenti alla natura. Lo stesso Maometto era un pastore e come tale si occupava dell’ambiente e del suo gregge. “Tutto appartiene a Dio, noi siamo semplici usufruttuari e non dobbiamo deturpare ciò che Dio ci ha dato”, afferma Mouelhi Mohesen. Terminato il convegno, tutti i partecipanti hanno ricevuto una pianta, in ricordo della mattinata “sostenibile”.