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Tutti abili nella diversità arriva il torball, lo sport che unisce

di e    -    Pubblicato il 11/04/2011                 
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Un'azione di gioco durante la dimostrazione di torballURBINO – Decine di studenti universitari hanno partecipato questa mattina alla dimostrazione di torball, la disciplina sportiva che mette allo stesso piano non vedenti e normodotati. Nella palestra di Scienze motorie gli atleti della Polisportiva Picena Non Vedenti, unica squadra marchigiana della categoria, hanno giocato insieme ai presenti con l’obiettivo di far conoscere uno sport ancora poco diffuso in Italia. L’evento è stato organizzato dall’associazione Pantarei, impegnata da anni nella valorizzazione delle diversità.

“Dopo alcune dimostrazioni in altri comuni delle Marche, è una grande soddifazione per noi portare il Torball anche a Urbino, una città che vive di cultura e di partecipazione”, afferma Giovanni Palumbieri, tecnico della squadra. Ma il torball è soprattutto integrazione, perché permette ai normodotati di scendere in campo insieme ai non vedenti grazie all’uso di speciali mascherine: “È uno sport che consente di sviluppare le altre capacità percettive, superando i limiti della vista”, sottolinea Maria Formisano di Pantarei.

Il torball, simile alla pallamano, è nato nel dopoguerra come strumento di riabilitazione. Oggi è uno sport diffuso in tutta Europa: in Italia praticano questa disciplina trentasei squadre, divise nei tre campionati di serie A, B e C. “Si gioca tre contro tre. L’obiettivo è quello di segnare nella porta avversaria tirando con le mani una palla che ha all’interno dei sonagli” racconta Davide Valacchi, studente di Scienze della Formazione e giocatore della Polisportiva Picena in C, appena convocato in nazionale.

“Il nostro obiettivo è quello di favorire l’integrazione dei diversamente abili all’interno della società facendo emergere qualità che altrimenti rimarrebbero nascoste”, afferma Andrea Rossi, giovane presidente della Polisportiva Picena. Nel torball tutti hanno un ruolo, normodotati e diversamente abili: “Riuscire ad accettare le persone per quello che sono resta l’unica strada per raggiungere la piena integrazione”, conclude il professore Roberto Bensi, coordinatore didattico della facoltà di Scienze motorie di Urbino.

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