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La rete imbavagliata dell’università

di    -    Pubblicato il 16/12/2011                 
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URBINO – Digito ergo sum. Non è proprio così, all’università di Urbino. Certo, si può navigare quanto si vuole, ma non come si vuole. Per intendersi: niente siti che contengano materiale pornografico, niente scommesse né poker on-line. No alla condivisione dei file come film o musica, ma neanche ad alcuni blog della Primavera araba, web tv e canali sospetti.

Si potrebbe definire censura. E invece i responsabili amministrativi del progetto informatico ci tengono a precisare che si tratta di un sistema di sicurezza, i cui limiti sono imposti dall’alto. La connettività dell’ateneo di Urbino è infatti garantita dal servizio Garr (Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti di Ricerca), una rete telematica nazionale a banda ultralarga che gestisce i servizi internet di oltre 450 enti su tutto il territorio nazionale, a sua volta sottoposta alla rete europea Géant.

“Siamo tenuti a rispondere- spiega il dott. Laerte Sorini, Delegato all’Informatica e ideatore del progetto UWic (Urbino Wireless Campus)- quando c’è qualcosa che non va. Se un ragazzo connesso con la rete dell’università scarica qualcosa che non deve, come un film, può arrivarci una segnalazione dalla Paramount per violazione del copyright attraverso la Garr”.

E’ questo uno dei due modi in cui, come illustra il dott. Sorini, l’Ateneo pratica la sicurezza informatica. Il secondo è tramite il Websense, un software di controllo molto utilizzato anche da governi e società private. Funziona secondo filtri che categorizzano le pagine web: scattano ogni volta che il contenuto appare sospetto. Bloccandolo.

Succede così che, navigando sul web dall’università, il contenuto di un articolo dal titolo: “Donne invisibili, al servizio dei ricchi del Golfo” venga bloccato dal filtro Sex (Sesso). Lo stesso di Youporn. O che il sito www.barzellettezozze.it venga sbarrato dal filtro Tasteless (di cattivo gusto). Il blog di una dissidente siriana non è accessibile all’ombra dei Torricini perché categorizzato sotto “Militanza ed estremismo”, alla stregua di al-Aqsa Tv, il canale di Hamas.

Per quanto riguarda www.holywar.com, sito di estremisti cristiani, il filtro è “Razzismo e odio”. Lo stesso che, nel lontano 2007 aveva impedito l’accesso alle pagine web degli intellettuali Norman Finkelstein e Noam Chomsky. Per errore. Perché di errore spesso si tratta: “Siamo consapevoli che tutto è perfettibile -spiega Silvio Cecchini, responsabile per la sicurezza informatica- e siamo qui anche per correggere eventuali sbagli.

Il Websense ha una duplice funzione: prevenire la trasmissione delle infezioni informatiche e bilanciare l’utilizzo della banda”. Che vuol dire: niente accesso ai siti che “pesano” troppo sulla rete(come i film da scaricare), ma al contempo rigore. Perché si tratta di un servizio, quello derivante dal Garr, soggetto a norme nazionali. Partecipa anche il Ministero dell’Interno, che ogni anno manda “liste nere” di pagine off-limits.

I filtri, che si aggiornano da soli in un unico database americano, possono essere rimossi previa segnalazione a Silvio Cecchini, e i contenuti vietati possono addirittura essere consultati se un responsabile degli studenti ne fa espressamente richiesta. Gli universitari sono divisi: c’è chi trova opportuno un controllo, come afferma Davide, studente di Economia, “perché andare su quei siti là – scommesse online, n.d.r. – non è proprio giusto”.

Ma non manca il dissenso di quelli che, sapendo che il web è affascinante quanto complicato, si chiede perché non possa scoprirlo da solo, quello che vuole o non vuole vedere. Se no, come si interroga Gennaro alla facoltà di Economia, “dov’è la libertà di informazione?”

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Un commento to “La rete imbavagliata dell’università”

  1. Marco scrive:

    Il signor Sorini non ha capito nulla. Quelle attivita’ non sono vietate dal GARR, sono vietate dalla legge.
    Lui puo’ scegliere se permetterle e semmai perseguirne i colpevoli oppure piu’ comodamente negare a tutti la possibilita’ di un uso consapevole della rete. L’Universita’ di Urbino si comporta come il governo cinese?