URBINO – Andrea Sarubbi è un deputato del Partito democratico nonché giornalista ( ha lavorato per Radio Vaticana e per la Rai). Con l’hashtag #opencamera, racconta su Twitter tutto quello che succede durante le sedute della Camera. Di quest’esperienza ha parlato al Ducato Online.
Com’è nata l’idea di portare la cronaca della Camera su Twitter?
Inizialmente mi sono iscritto a Twitter perché ne avevo sentito parlare e mi è sembrata un’occasione per rendermi più visibile, visto che in televisione vanno i soliti quattro gatti. Poi mi sono reso conto che i miei tweet che destavano più interesse erano quelli in cui facevo la cronaca di ciò che accadeva alla Camera e avevo una marea di re-tweet e di contatti che mi aggiungevano.
Da allora, a ogni seduta della Camera, ho cominciato a fare la cronaca di quello che avveniva, inizialmente senza un hashtag preciso, ma agganciandomi al tag dominante. Poi ho deciso di renderla una cosa più stabile, un progetto indipendente. Così è nata l’idea di #opencamera. Una serie di colleghi si sono uniti, non solo dal Pd, ma anche di altri partiti, come Rao e De Poli dell’Udc, Formichella del Pdl, Stucchi e Pini della Lega. Questo ha due vantaggi: offre un pluralismo di interpretazioni di quello che sta accadendo e dà la possibilità di far conoscere cose della Camera che in giro non si sanno.
Polledri (Lega), quando Barbato (Idv) ha pubblicato un video realizzato alla Camera, ha detto “non si va su twitter per fare democrazia”.
Io invece credo che la democrazia sia anche questo: rendere i cittadini, che ci pagano lo stipendio, partecipi di quello che sta accadendo dentro. Noi facciamo un servizio perché tutte le tv utilizzano l’inquadratura fissa e non si sa mai cosa succede intorno. Sapere se sono presenti alla discussione 10 deputati anziché 300, chi ha fatto un certo commento forte, fa la differenza, ma questo non significa trasformare la Camera in una ‘macchietta’.
La trasparenza è fondamentale. In un momento in cui i cittadini, anche giustamente, si sono allontanati dalla politica, è giusto che la politica faccia un passo verso i cittadini. E ben venga prendersi anche una dose di insulti. Ma tanti mi hanno scritto per dirmi grazie per averli riavvicinati alla politica, anche se non condividono quello che dico. Il segreto è non usare Internet come un ufficio stampa, è interagire, mettersi alla pari con chi legge.
Ci possono essere delle deformazioni..
Sì, bisogna capire i limiti, evitare per esempio di twittare incontri riservati. Come invece alcuni hanno fatto, ma io non condivido questo tipo di utilizzo della rete.
Spesso le notizie sono pubblicate prima su Twitter che sui media tradizionali. Cosa ne pensa?
Da un lato abbiamo fatto fuori le agenzie di stampa, dall’altra siamo fonti attraverso le quali sanno cose che altrimenti non saprebbero. Per il giornalismo è un arricchimento, fermo restando che il mio racconto di parte non pretende di essere obiettivo, è una “telecronaca del tifoso”, l’obiettività si deve chiedere ai giornalisti.