URBINO – La satira nella vignetta web è più grande, si muove e vive a contatto con il lettore. Internet, che è stata una grande rivoluzione per il giornalismo, anche sul fronte delle vignette ha portato delle novità. Esistono delle vignette pensate e realizzate esclusivamente per l’informazione online (come l’immagine a sinistra).
Vivono di vita propria e non solo a corredo di un articolo, con tutta una serie di elementi grafici riconoscibili. Il testo, innanzitutto. Si tratta di un discorso completo, fatto di più voci, che raccontano una storia. In chiave ironica.
I lettori possono commentarla e trovare nuovi spunti che si riflettono poi nei lavori successivi del vignettista. Uno stile libero e diversificato che va dalle tavole di fumetti alle ‘vignette-pagina‘ (quelle che occupano soltanto per sè una sezione del sito), fino alle vignette animate.
Più che chiudere con il classico c’è stata un’evoluzione: “Non si tratta di un nuovo genere, non esiste un vecchio e un nuovo – dice Maurizio Boscarol , collaboratore del Male e del Futurista – quello che può cambiare è lo spazio e il formato per la vignetta e il vignettista”.
Cosa è cambiato? Due sono le differenze principali rispetto la vignetta del quotidiano che tutti conosciamo: l’autonomia e il formato. Sono superati i limiti di contenuto e i vincoli tecnico-stilistici. Il web aggiunge delle cose e offre una piattaforma con più spazio. E in alcuni casi, lascia al vignettista un margine di scelta sul tema più ampio.
Nei quotidiani invece, c’è un filo conduttore che lega le scelte della redazione a quelle del vignettista, un vincolo dettato dall’intero corpus della pagina. La vignetta appare spesso come un elemento messo a corredo dell’insieme, studiato a partire dagli altri elementi che lo circondano.
La vignetta di un quotidiano ha una caratteristica standard: è collegata concettualmente (come commento ironico) al tema principale del giorno. Si relaziona al titolo di apertura in prima pagina o agli approfondimenti della sezione dei commenti.
Ci sono poi vignette che rappresentano il semplice passaggio dalla carta all’online. “Su carta ci possono essere almeno due modi per impostare la vignetta – dice Boscarol – o molto sintetico in cui prevale il botta e risposta o uno più articolato visivamente”.
Non è semplice definire a che punto si spinge l’autonomia di un vignettista nei siti d’informazione. “La libertà nell’impostare il lavoro – continua Boscarol – è la stessa della carta, perché anche nelle testate online c’è una linea editoriale da seguire”.
Autonomia uguale spazio, quindi. In alcuni siti d’informazione però si è fatto un passo in più, anche se di esempi, in Italia, ce ne sono ancora pochi. Su tutti il Post.it che ha voluto isolare la satira dal resto del flusso informativo, lasciando piena autonomia al proprio vignettista Marco D’Ambrosio .
D’Ambrosio, in arte Makkox, rappresenta uno degli esperimenti più riusciti del giornalismo grafico italiano. Indipendente, innovativo e aperto al pubblico.
Ha una sezione del sito soltanto per sé; sceglie il tema da disegnare di suo piglio, senza l’obbligo di collegarsi al tema caldo del giorno. Il suo, è uno stile unico e riconoscibile: un personaggio occupa l’intera pagina e riflette riflette finché non tira le somme del suo ragionamento.
L’editorial cartooning in Italia è rappresentato anche dal nuovo esperimento di Mamma!, una rivista online indipendente che cerca di coniugare satira e giornalismo. Protagoniste, le vignette. C’è stato poi il tentativo del Virus dell’Unità di creare un mix di giornalismo grafico fatto da vignettisti conosciuti e spontaneismo on line. Un progetto nato per il web e finito poi su carta come inserto.
“I cambiamenti devono avere seguito e successo anche tra il pubblico – dice Maurizio Boscarol – come per ogni prodotto editoriale”. In Italia la cultura della vignetta risulta ancora di nicchia, a differenza, ad esempio, dei paesi anglosassoni.
Sarà che la vignetta politica e di costume in forma di comic strip è nata proprio nei quotidiani britannici e americani, ma nei siti web statunitensi c’è stata una vera e propria esplosione dell’animated political cartoon, con tanto di associazione degli autori. Un genere nuovo e diverso che riprende lo spirito delle fanzine degli anni ’80.
La formula è quella di una vignetta-editoriale: un prodotto giornalistico di ampio contenuto che prende in giro la classe politica con originalità e impatto emotivo.
Uno dei pionieri dell’editorial cartooning è stato Mark Fiore, vincitore nel 2010 del Premio Pulitzer. La sua opera non avrebbe avuto lo stesso impatto, probabilmente, se fosse rimasta sulla carta. Fino ad arrivare ai video: dai 45 secondi ai 2 minuti per giocare con l’ipocrisia della società americana.
Dean Perkins (in arte Tom Tomorrow) racconta invece sull’Huffington Post le contraddizioni della politica Usa, sottolineandone vizi e virtù. Una tavola a fumetti che ricorda i Peanuts di Monroe Schulz e che per la prima volta ha dato vita, nei siti d’informazione americani, a una striscia quotidiana in forma di vignetta-editoriale.
C’è poi l’esempio del New Yorker. Si dice da sempre che le sue vignette valgano da sole il prezzo della rivista. Come diceva il suo fondatore Harold Ross “il New Yorker è il miglior giornale per chi non sa leggere”. Questa tradizione si è trasformata, nel passaggio online, nell’animation di una vignetta animata.
I siti d’informazione online si moltiplicano e cresce anche il numero dei loro lettori. Aumenta così anche lo spazio, per molti nuovi autori di vignette, che preferiscono la nuova piattaforma al vecchio modello. Un modo nuovo che contribuisce ad innovare il prodotto giornalistico, espresso (anche) nella vignetta. Anche se il mondo dei quotidiani vive in acque agitate non bisogna temere, la satira d’informazione ha scoperto come farsi largo tra i pixel.