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Donne e impresa, sono più di mille in Provincia le aziende in rosa

di    -    Pubblicato il 7/03/2012                 
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L’8 Marzo si avvicina ed è tempo di bilanci per l’imprenditoria marchigiana in rosa: nella provincia di Pesaro e Urbino sono più di mille le imprese gestite da donne e sono concentrate nel settore terziario. Più in generale, nelle Marche sono più 40.000:  27.779 le imprese individuali,  9.036 le società di persone e 5.252 società di capitali. Un’altra buona fetta di mercato è costituita dalle cooperative e dai consorzi. La situazione resta comunque incerta per il loro futuro: spesso il problema è la mancanza di un associazionismo reale per far fronte ai problemi, come spiega la Presidente della CNA Impresa Donna della Provincia di Pesaro e Urbino Emilia Esposito, a sua volta imprenditrice, a margine del convegno sull’imprenditoria femminile tenutosi recentemente a Pesaro e promosso dalla stessa CNA.

“Abbiamo constatato grazie a studi condotti assieme a UnionCamere che, nonostante la crisi, le donne imprenditrici reggono meglio il colpo rispetto agli uomini – ha spiegato la Esposito – forse perché qui in Provincia ci sono realtà più piccole e più elastiche. Certo i problemi non mancano: per una donna si tratta di lavorare 27 ore su 24 e non è facile portare avanti anche la famiglia in queste condizioni”.

“La mia è un’azienda che si occupa di meccanica di precisione e l’ha fondata mio padre 43 anni fa – ha continuato la Esposito – poi l’abbiamo presa in gestione io e mia sorella, nel momento di crisi degli anni 2000-2001. Lì abbiamo dovuto affrontare diversi problemi, perché eravamo donne che facevamo un lavoro considerato da uomini e non è stato facile farsi apprezzare, nonostante io stessi già affiancando nel lavoro mio padre da 20anni. Poi con il tempo le persone si sono rese conto che non c’era differenza, ma nonostante tutto, abbiamo accusato molto il colpo di ‘genere’: non si fidavano solo perché eravamo donne”.

E se si continua a parlare di problemi di genere è perché questi esistono ancora: “Non abbiamo fatto passi in avanti, purtroppo la fatica per farsi valere persiste e il maschilismo continua – ha conlcuso la Esposito – e con la crisi questi atteggiamenti sono cresciuti. Le donne, di contro, non hanno saputo fare squadra, tendono a chiudersi ognuna in se stessa e a guardare esclusivamente alla propria realtà imprenditoriale. Fare rete potrebbe risolvere molti problemi, darci più forza”.

Donne imprenditrici forti ma ancora strette dentro logiche sociali più forti di loro. Più in generale, inoltre, secondo i dati forniti dalla CNA in occasione del convegno, risultano penalizzate rispetto agli uomini anche per altri motivi: guadagnano il 2% in meno dei colleghi maschi, e le operaie non stanno meglio. Hanno infatti una busta paga ridotta del 15% rispetto agli uomini. Inoltre, in Italia è più difficile fare la manager d’impresa: la media europea si attesta attorno al 33%, mentre quella italiana è del 12%. Per non parlare della presenza delle donne nei consigli di amministrazione di società quotate in borsa. Sono solo il 3% rispetto all’11% europeo. Infine, allarmante resta anche il dato della disoccupazione femminile: nelle Marche si attesta all’8,4 %, mentre per gli uomini è fermo al 5,2%.

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