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L’alpaca, un animale insolito per business promettenti

di    -    Pubblicato il 11/03/2012                 
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URBINO – “Bibi, Antony, Benjamin!”. Al suono della voce di Noemi qualcosa si muove nella casa di legno. Una testolina su un lunghissimo collo sbuca dalla porta. Bibi si sporge per vedere cosa succede e, uno per volta, gli altri lo seguono. Timidamente gli alpaca escono allo scoperto e restano immobili, fissando i visitatori con gli occhi spalancati. Non siamo in Perù, ma nella prima campagna urbinate. Ed è proprio qui, all’allevamento Alpaca della Foglia di Noemi Gambini, che si trova la sede della SIA, la Società Italiana Alpaca. L’alpaca, animale delle Ande, è un lontano parente del cammello; è simile al lama, ma più piccolo. Il suo manto è morbidissimo: merito di una fibra fine e pregiata, cinque volte più calda della lana di pecora e più preziosa del cachemire.

Noemi ha iniziato per caso tre anni fa, quando cercando delle caprette da lana si è imbattuta nelle foto degli alpaca. Impossibile resistere. Ora ha quattordici esemplari; alcuni li ha venduti in Svizzera, a maggio ne nasceranno altri due. Insieme ad altri soci SIA, ha prodotto un filato che definisce un esperimento: “La qualità non è esattamente quella che ci aspettavamo. La fibra dell’alpaca è ottima, ma è necessario del lavoro per ottenere un risultato migliore”. In più ci sono i problemi legati a quantità e omogeneità: l’industria accetta quantitativi minimi di cento chili di lana grezza, uniforme per colore e finezza. Attualmente, nessun allevamento italiano è in grado di rispondere a questi requisiti.

Un vero peccato, perché le aziende che producono maglieria e tessuti in Italia, e nel territorio marchigiano in particolare, abbondano. E la richiesta di tessuti pregiati è elevata. “I prodotti in alpaca appartengono a un mercato di fascia alta, per il quale la crisi non esiste”, afferma il Presidente della SIA Cristiano Bianchi. “Abbiamo già diversi contatti. Ad esempio, un’industria che produce articoli per lo stilista Salvatore Ferragamo è pronta ad acquistare cinquecento chili di fibra. Ma noi non li abbiamo”.

Così le aziende italiane importano dall’estero -Perù, Australia e Nuova Zelanda i primi produttori- ventotto milioni di euro di fibra di alpaca all’anno, cifra che colloca l’Italia al primo posto al mondo per valore di fibra di alpaca importata. Se solo trovassero la materia prima sul territorio si abbatterebbero i costi di trasporto, incentivando le produzioni locali. Per questo è nata la Società Italiana Alpaca: “La disinformazione è l’ostacolo principale allo sviluppo di un approccio professionale”, spiega Bianchi. “Diffondiamo protocolli di miglioramento genetico dell’animale, consigliando e talvolta imponendo ai soci analisi della fibra, screening del gregge, programmi di accoppiamenti selezionati. Solo in questo modo i nostri soci potranno trasformare quello che oggi è un hobby in un business con enormi potenzialità”.

Dello stesso parere Noemi, determinata a fare dell’attività di allevamento degli alpaca il suo lavoro. Oggi si occupa anche dell’azienda agricola di famiglia, ma sta progettando un’accurata selezione dei suoi animali per ottenere un gregge di colore grigio dalla fibra finissima. Ma quali sono i costi? “Una femmina può partire dai duemila euro, ma il prezzo varia molto a seconda del colore e della qualità. In più, si valutano pedigree e riconoscimenti: il vincitore del campionato italiano di alpaca avrà un valore economico molto elevato”. Mai come il più famoso stallone d’America, venduto all’asta in Ohio per seicentocinquantamila dollari. Cifra da primato, ma non così lontana dal costo dei maschi di alpaca negli Stati Uniti. Il principale guadagno per gli allevatori di alpaca infatti deriva dalla vendita degli animali stessi, e solo secondariamente dalla fibra, per quanto remunerativa.

La sorpresa è che l’alpaca non viene venduto solo ad altri allevatori. “Spesso gli agriturismi scelgono di acquistarne qualcuno, ma anche diverse famiglie le comprano per tenerle in giardino”, racconta Noemi. Intelligenti e docili, gli alpaca vengono utilizzati anche nella pet therapy, o semplicemente come animali di compagnia. Al posto, o insieme, ai più tradizionali cani e gatti.

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Un commento to “L’alpaca, un animale insolito per business promettenti”

  1. Stefano scrive:

    Buongiorno Fiorello,

    grazie per il suo commento. Sarei interessato ad avere più informazioni. E’ da tempo che mi sono avvicinato al mondo di questi bellissimi animali. Possiedo una grande casa-cascina in collina nel Piemonte.

    Sono convinto ad iniziare questa bella avventura.

    Possiamo sentirci eventualmente?

    La ringrazio della sua disponibilità per ora. Magari potrebbe essere l’inizio di una collaborazione reciproca sotto l’aspetto professionale.

    Grazie

    Stefano Buscaglia
    lascio mia email stefano_buscaglia@libero.it