URBINO – Il Rettore Stefano Pivato ha chiesto una deroga per attivare comunque il Corso di Laurea in Design e discipline della Moda, anche senza il numero minimo di docenti, ma il Ministero non ha accolto la proposta. Durante l’incontro, questa mattina, con una delegazione di tre studenti, il rettore ha dichiarato di aver fatto il possibile: ““Non ci divertiamo a tagliare, la richiesta è stata inoltrata verbalmente, ma di fronte al rifiuto ministeriale non potevamo fare altro che prenderne atto”. A febbraio il Consiglio del corso di laurea in Moda aveva criticato il Rettore, colpevole, a suo avviso, di non aver inoltrato la richiesta al Ministero, con l’obiettivo di far partire i corsi senza la necessità di raggiungere il numero minimo di docenza.
Per alcuni corsi di laurea – come professioni sanitarie, servizio sociale, scienze motorie, mediazione linguistica – il decreto ministeriale n.17 del 22 settembre 2010 consente, infatti, di chiedere l’apertura anche senza la presenza di 12 docenti strutturati, ovvero i requisiti minimi di docenza. Un numero di cui non dispone il corso di Moda di Urbino.
Il Consiglio di Facoltà di Lettere aveva così deciso per la chiusura, poi ratificata in Senato Accademico. La scelta non è stata condivisa dai docenti del corso di Moda, né dagli studenti, i quali hanno organizzato un’assemblea per esporre le ragioni della protesta. “Rispettiamo da tempo le richieste ministeriali – ha ricordato Galliano Crinella, presidente del corso di laurea – e la nostra esperienza ci consente forti legami con il territorio e con le aziende. Molti ragazzi vengono assunti prima di terminare gli studi”. Critica anche Francesca Bonanni, studente del terzo anno e delegata come rappresentante degli studenti: “E’ assurdo chiudere un corso che attira studenti non solo dall’Italia, ma anche dall’estero. Moda può e deve avere un ruolo essenziale nel processo di internazionalizzazione dell’Università di Urbino”.
Crinella ha inoltre ricordato come Urbino sia l’unica sede universitaria nelle Marche ad aver programmato un corso di Moda: “Gli Atenei dovranno riformulare l’offerta formativa su base regionale: non comprendiamo perché vengano attivati doppioni come Giurisprudenza e Scienze Politiche, mentre si decide sulla nostra chiusura”.
Anche la Cna, Federmoda e diverse scuole secondarie, come l’Istituto Superiore Statale di Urbania, si sono attivate per non chiudere il corso, ricordando come sia essenziale in questo settore il contributo di insegnanti non accademici, da impiegare nelle discipline pratiche e in quelle legate all’utilizzo dei laboratori. A questo punto non resta che cercare strade diverse. Il Senato aveva pensato alla creazione di un Master, ma gli studenti non ritengono che questa sia la soluzione adatta: “Master e corsi di alta formazione richiedono lauree e conoscenze preliminari: difficilmente un giovane che si è laureato in un altro Ateneo sceglierà Urbino per proseguire i propri studi” ricorda Andrea Silla, studente del secondo anno. Senza dimenticare i costi elevati, che le famiglie non sempre riescono a sopportare.
Per cercare soluzioni diverse è stato organizzato dagli studenti un nuovo incontro, nel quale sarà presente anche il Rettore.