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Protesi all’anca nocive, l’ospedale di Urbino rassicura: “Nessun allarmismo”

di    -    Pubblicato il 13/03/2012                 
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URBINO – Protesi all’anca tossiche. Sono dieci quelle impiantate a Urbino, secondo il primario di ortopedia e traumatologia di Urbino, Pierangelo De Simoni, però, “non bisogna fare inutili allarmismi, perché i pazienti sono continuamente monitorati”. Le protesi, prodotte dalla ditta francese DePuy per l’impianto all’anca, sono di tipo Asr e Asr XL, completamente metalliche, rilasciano ioni di cobalto e cromo che possono causare non solo dolori muscolari, ma anche problemi neurologici, secondo le analisi del ministero della Salute. Prima di essere ritirate dal mercato però sono state impiantate in Italia su migliaia di pazienti.

Nella regione Marche risultano 47 le protesi vendute alle strutture sanitarie, di cui 41 quelle impiantate. La Regione si è da tempo attivata per effettuare un monitoraggio completo sui pazienti coinvolti, tutti avranno un supporto medico adeguato e un’assistenza clinica continua. Cinque le strutture ospedaliere marchigiane coinvolte, tra queste l’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Urbino. Qui sono 13 le protesi acquistate e 10 quelle impiantate tra il 2004 e il 2006. “Da quando sono diventato direttore dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia di Urbino, le protesi incriminate non sono più state impiantate”, ha affermato De Simoni.  Si deduce quindi che dal 2006 al 2011 non siano state più utilizzate le protesi della ditta DePuy.   “Tutti i pazienti interessati sono stati contattati da più di un anno – ha detto il primario – e sono soggetti a periodici controlli clinici, radiografici, ecografici ed ematici, secondo le direttive date dal Ministero e dalla regione Marche”.  Per il momento non è stata fatta alcuna sostituzione qui, nell’ospedale di Jesi invece 13 pazienti sono già stati rioperati. Il medico cerca di rassicurare tutti, sostenendo che l’attenzione dell’ospedale verso il problema è stata e continuerà ad essere alta:  “Quelle che sono ora in dotazione usano materiali ampiamente collaudati e sicuri, con una storia pluridecennale e con centinaia di migliaia di impianti realizzati nel mondo”.

Ascolta l’intervista al primario Pierangelo De Simoni

L’alta tossicità del metallo potrebbe  generare, oltre a importanti disturbi muscolari (che però sembrano scomparire con la rimozione della protesi), alterazioni all’apparato neurologico. “Questo è un campo non chiaro, i rischi certi riguardano la stabilità delle protesi, che possono andare incontro a mobilizzazioni – ha dichiarato De Simoni – quindi non facciamo dell’allarmismo inutile”. La pericolosità di questi impianti è stata riconosciuta a livello mondiale, in Italia il ministero della Salute ha allertato tutte le aziende sanitarie, invitandole a chiamare uno ad uno tutti coloro che hanno subito l’intervento tra il 2006 e il 2010.

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