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Università, uno ‘spazio in progress’ per le associazioni

di    -    Pubblicato il 20/03/2012                 
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URBINO – Un passo avanti, insieme, per trovare una soluzione sulla questione degli spazi dell’Ateneo. Si sono lasciati con l’idea di uno ‘spazio in progress’ come luogo che rappresenti tutti senza strutture rigide. Da una parte l’Università, dall’altra i rappresentanti delle associazioni studentesche.

Il dibattito nato nella “Conferenza per gli spazi autogestiti”, organizzata oggi dall’amministrazione universitaria all’ex Nuovo Magistero di Urbino, ha rappresentato la prima mossa verso la soluzione di un problema molto sentito dal mondo delle associazioni studentesche.

Assente il rettore Stefano Pivato, atteso da tutti gli universitari accorsi per dibattere e trovare una soluzione dopo lo sgombero dell’aula C1 autogestita avvenuto a febbraio. A rappresentare le ragioni dell’università c’era Nicola Giannelli, delegato rettorale per i rapporti con gli studenti. Nella platea le diverse associazioni studentesche e quanti non si sentono affiliati a nessuna di esse.

La questione presenta diversi aspetti problematici, anche quelli più inaspettati. Oltre alle regole e all’illegittimità ribadita dal delegato rettorale, la questione di fondo appartiene agli studenti stessi: volontà diverse, difficili da conciliare in uno spazio unico. Il dibattito è molto animato, emergono diverse visioni di pensiero, anche politiche. C’è chi chiede uno spazio per ogni associazione e chi chiede di utilizzare al meglio un unico luogo che permetta a tutti di dar vita ad iniziative.

Il delegato Giannelli nel mediare le diverse posizioni ribadisce: “Dobbiamo pensare a un luogo come bene comune e mettere da parte l’idea di possesso. E tenere a mente che l’accesso alle strutture universitarie non può essere illimitato, senza regole”. Presente anche il direttore dell’Ersu Massimo Fortini, anche lui disponibile a venire incontro alle richiesti degli studenti: “Siamo disponibili a mettere a loro disposizione le nostre strutture”.

Un dialogo vero, tutti cercano di fare un passo verso la mediazione, tra le regole del mondo universitario e quelli che gli studenti chiamano i loro “bisogni”. Poi il clima si surriscalda, ogni associazione rivendica i propri meriti, nella gestione dell’ormai ex C1 autogestita, e critica le mosse degli altri. Tutti però sono convinti di una cosa e rivolgendosi al delegato lo esortano: “Credete nella nostra capacità di autogestirci”. E poi si torna a parlare di C1, una ferita ancora viva: “Con la sua chiusura l’Università ha voluto rompere con una parte importante degli studenti”.

E’ proprio l’associazionismo a rappresentare il principale problema per alcuni dei presenti: “Un luogo può essere veramente libero se lasciato a disposizione del singolo, non dei gruppi organizzati” è quanto lamenta qualcuno che non porta ‘etichette’ di nessun gruppo. L’aula C1 in particolare era considerata uno spazio gestito solo dalle associazioni, non aperto a tutti.

Una soluzione, probabilmente, si troverà. Giannelli ha ripetuto più volte la volontà dell’amministrazione di trovare una mediazione, anche per far conciliare le richieste delle diverse anime del movimento studentesco.

I dibattiti proseguiranno, intanto il delegato rettorale porterà i punti segnati sul taccuino all’amministrazione e al rettore, ribandendo il punto da cui bisogna partire: “Nessun pregiudizio. Incontriamoci con regolarità, di volta in volta proveremo ad autogestirci. L’importante è che facciate prevalere l’idea del bene comune”.

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