URBINO – A tre anni con le bacchette suonava qualsiasi cosa, ritmi e melodie di un bambino prodigio nato a Urbino nel 1962. Poi la scoperta della marimba, idiofono in legno e bambù diffuso in America Centrale, strumento raro in Italia. Questo urbinate di talento è Daniele Di Gregorio, musicista e compositore, da oltre vent’anni nella formazione di Paolo Conte, pianista, paroliere, genio poetico.
Il Maestro ha nel cuore l’Urbino dei ricordi della sua infanzia. Poi, crescendo, la città non ha riconosciuto il suo estro: “Non ha mai fatto nulla per me, devo essere sincero. Sotto il profilo artistico, è stato un po’ penalizzante – spiega Di Gregorio – non ha mai organizzato miei concerti. Già a tre anni suonavo con mio padre, il suo gruppo, gli ‘Ariston’, le mie sorelle e mio fratello. Spesso ci esibivamo con le orchestre di liscio. Dai sette a diciassette anni, ho studiato al conservatorio Rossini di Pesaro, ho vissuto più lì che a Urbino”.
Indietro con la memoria, il racconto di un suo aneddoto nella città ducale: “Una volta una discoteca del centro, lo ‘Skorpio’ – ricorda Di Gregorio – mi chiamò per una festa. Avevo quindici, sedici anni. Suonavo il vibrafono come solista, uno strumento semisconosciuto, oggi come allora. Già dopo il primo tempo, un mio amico mi disse: ma cosa ci fai qui a Urbino! Devi partire per una grande città. Lì per lì non ci feci caso. Dopo quattro anni, ero in viaggio per Milano e ci ho vissuto vent’anni”.
Ora, tornare a suonare nel ‘borgo natìo’ sarebbe bello, non imprescindibile: “Ho all’attivo più di cinquemila concerti in tutto il mondo – afferma il Maestro – lavoro con Paolo Conte, ho collaborato con grandi artisti come Mina, Lucio Dalla, Tullio De Piscopo, Luis Agudo, solo per citarne alcuni. Vorrei poter dire grazie a Urbino, ma non posso. Probabilmente la mia musica non coincide con le scelte e i gusti di coloro che hanno un potere esecutivo su questo”.
AUDIO L’intervista al Maestro
Con Paolo Conte è iniziato tutto per caso, “in una maniera pazzesca – racconta Daniele Di Gregorio – era il 1990, mi trovavo in concerto a Catania con Fabio Concato, mi sembra. Stavo facendo il soundcheck, stavo provando il vibrafono. Il giorno prima il tecnico delle luci si era ammalato, e venne sostiutito da un tecnico francese, si chiamava Lucien, che quando mi senti suonare mi chiese: che strumento è questo? So che tra qualche giorno ci saranno delle selezione per un musicista di Asti, un certo Paolo Conte”.
Lucien era stato giorni prima a sostituire un altro tecnico in malattia nello staff di un concerto di Paolo Conte e mi consigliò “tu suoni uno strumento molto bello, particolare, dovresti provarci”. Il giorno dopo presi il primo aereo per Milano, lì, nel giro di un paio di giorni, mi feci prestare ‘una marea’ di strumenti da un mio amico che aveva un negozio di musica e li caricai sul mio fuoristrada in viaggio verso Asti. Il provino era per un disco, ‘Parole d’amore scritte a macchina‘ e quando arrivai nello studio, lo reimpii di percussioni, la marimaba e varie altre, molte poi avevano ancora attaccato il cartellino con il prezzo e non si riusciva a camminare lì dentro da quante ne avevo portate! Paolo Conte non mi aveva mai sentito. Provai un brano del disco, ma non su tutte quelle percussioni, sull’astuccio dei piatti! E lui mi prese.
Tra i suoi ultimi progetti, il Maestro suona nel ‘Di Gregorio e Manzi Quartet’ e per l’etichetta Sugar di Caterina Caselli sta lavorando al nuovo album di Malika Ayane, in uscita quest’anno.