URBINO – Un modo nuovo per inserirsi nel mercato del lavoro. Un business innovativo che sta trasformando le micro web tv in vere imprese. Cittadini, videoblogger, videomaker e giornalisti, armati di telecamerina o di un semplice cellulare, raccontano ciò che accade nel loro territorio. Fatti di cronaca, inchieste, reportage o video dell’ultima partita di squadre di calcio e pallavolo.
L’iperlocalismo è la caratteristica principale delle web tv italiane, canali online nati dal basso, in città e in piccoli centri dove sono diventati un mezzo d’informazione a tutti gli effetti. Riescono a informare su ogni evento, ma soprattutto interagiscono con i cittadini, li raggiungono grazie alla rete. E’ il mondo della multipiattaforma. Dimentichiamo spettatori e tv subita passivamente, ora c’è una televisione sul web, personalizzata e partecipata, da vedere sul proprio computer, smartphone o tablet. I contenuti? Condivisi in rete su YouTube, Facebook o Twitter.
Quest’anno le web tv si sono date appuntamento a Bologna, dal 18 al 20 aprile, con il meeting “Punto.it: le Italie digitali fanno il punto”, un evento che riunisce tutte le web tv che informano e creano comunità in rete, che si confronteranno con i principali referenti del giornalismo digitale di oggi. “Anche i grandi devono capire che il mondo è cambiato – spiega Giampaolo Colletti, esperto di media digitali e fondatore di Altratv.Tv, l’ osservatorio sulle web tv italiane nato nel 2004 – chi non si accorge della fluidità del web e del suo continuo mutare è fuori dai giochi”.
In Italia il nuovo modello di televisione in rete è cresciuto molto. Il settimo rapporto Netizen, realizzato dall’Osservatorio Altra tv, ha contato 590 web tv, con una maggiore densità nel Lazio, dove ce ne sono 102, in Lombardia, in cui arriviamo a 85, in Puglia, che conta 63 antenne e in Emilia Romagna dove 53 web tv dividono i giochi. “Si sono sviluppate a un tasso di crescita notevolissimo – spiega Colletti – se si pensa che il primo documento fotografava una realtà che stava nascendo e si parlava di 36 web tv, ora invece è una realtà che sta trovando uno spazio tutto suo”.
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Quelle che inizialmente sono nate da un impulso spontaneo, una spinta dal basso dei ‘citizen journalist’ di quartieri, università o condomini (come la ormai famosa Teletorre19, la prima web tv sorta nel 2001 finanziata e realizzata dagli abitanti della palazzina di via Casini 4 ) sono diventate ora web tv professionali, estremamente organizzate e strutturate, con apparecchiature tecniche abbastanza avanzate e portali aggiornati quotidianamente.
La novità vera, quindi, è che in un momento di profonda crisi economica e un mercato lavorativo saturo e riluttante ad assumere giovani giornalisti e figure legate alla comunicazione e all’editoria, l’online potrebbe essere una valida alternativa, una valvola di sfogo.
E’ il caso di Varese news, un giornale online nato nel 1997 che dal 2005 dà vita anche a una web tv, con cui quest’anno ha vinto il premio come miglior format. “A 24 mandavo curriculum ovunque, ho fatto alcuni mesi di stage in testate diverse, finché non mi hanno preso a Varese news – racconta Manuel Sgarella – è qui che ho svolto il praticantato e sono diventato giornalista professionista. Non ho più cercato lavoro altrove e come me tutti i miei colleghi. Varese news ci ha insegnato tantissimo, ci ha dato molte soddisfazioni e uno stipendio fisso con un contratto a tempo indeterminato quando nessuno ci sperava”.
Il bello è che una web tv avviata fa impresa e genera profitto. L’abbattimento dei costi del digitale ha di sicuro un’influenza positiva. Mettere su una web tv costa relativamente poco, utilizzando la rete si ha il pregio del low cost. Basta un sito internet, il cui spazio si può acquistare per cifre intorno al centinaio d’euro, una telecamera anche amatoriale (o un semplice smartphone) e un programma per il montaggio video, che può essere scaricato da Internet (un esempio è Avidemux). Per la distribuzione dei contenuti, si può usare un sito di video sharing come You Tube e la condivisione sui social network come Facebook e Twitter. E il gioco è fatto.
I mezzi di sostentamento. Secondo il rapporto Netizen 2012, molte web tv si reggono ancora sulle risorse degli ideatori (anche se il dato registra un calo rispetto allo scorso anno) e questo succede soprattutto quando è ancora in una fase embrionale. Ma si fa largo anche un’importante fetta di introiti pubblicitari. E se da una parte diminuiscono i finanziamenti legati alla pubblica amministrazione, che si attestano sul 12%, dall’altra è evidente una più stretta collaborazione, con l’80% delle web tv che intrattengono rapporti di business attraverso la realizzazione di video su commessa. Ci sono molti esempi di web tv diventate i ‘canali ufficiali’ dei Comuni. Su tutte, VallesinaTv.
E poi, man mano che la tv online acquista credito, è possibile darle un maggiore sviluppo, a livello tecnologico e di risorse umane.
Le redazioni. Sono composte da almeno cinque persone, con giornalisti, operatori, montatori e community manager. Inizialmente una web tv si reggeva su un videomaker tutto fare, mentre oggi per le web tv che hanno fatto il salto e che hanno strutturato il tutto su obiettivi specifici si parla di iperspecializzazioni. “Quello che stiamo notando anno dopo anno – racconta Giampaolo Colletti – è che sempre più figure professionali si rivolgono al mondo delle web tv per costruire la loro professione, per fare business”.
Spesso è in una nicchia che si trova la sopravvivenza. E’ il caso di Board tv, una web tv di Trento, nata nel 2009, specializzata nell’action sport: si parla di surf, snowboard, skateboard. Talmente specializzata e verticale da non risentire per niente degli effetti della crisi. Il fatturato annuale è di 100.000 euro. Non ci sono ‘dipendenti’, ma giornalisti e liberi professionisti con una partita iva che emettono una fattura. La maggior parte di loro lavora a tempo pieno con la testata perché “ è riuscita a ritagliarsi uno spazio tutto suo, talmente di nicchia che non ci sono competitor, nessuno può offrire niente di almeno paragonabile”, sottolinea Marco Sampaoli, publisher dell’azienda.
I premi. Come la televisione tradizionale ha i Telegatti, così le web tv non possono non avere dei Teletopi. A vincerli sono state le web tv che più hanno saputo raccontare le esigenze del territorio, come la neonata Bari tv, quelle che hanno denunciato fatti e misfatti come Crossing Tv di Bologna, considerata una vera e propria ‘watchdog del territorio’, quelle con un’idea vincente di business model sostenibile, come la settoriale BoardTv.