La redazione del Ducato va… in ferie. Con questo numero si conclude l’attività dell’undicesimo biennio della Scuola di giornalismo. La Redazione chiude i battenti, ma i praticanti non andranno in vacanza. Sono in partenza per gli stage che completeranno la loro esperienza formativa, prima dell’esame di Stato a ottobre. Altri 32 professionisti, cresciuti professionalmente a Urbino, stanno per entrare nel mercato e sono ragazzi di cui – siamo certi – sentirete parlare. Moltissimi dei loro predecessori sono oggi firme autorevoli e prestigiose delle principali testate nazionali; diversi hanno ruoli di responsabilità.
Questo biennio ha avuto uno straordinario momento di visibilità nel periodo dell’emergenza neve che ha messo in ginocchio Urbino e il Montefeltro; una palestra vera, un banco di prova straordinario, un esercizio sul campo che i giornalisti del Ducato hanno affrontato con grande professionalità e con lo spirito di sacrificio che si richiede ai cronisti di razza. Sono arrivati anche i primi riconoscimenti: due giornaliste del Ducato hanno vinto il primo premio del Concorso nazionale indetto dall’Ordine dei giornalisti fra tutte le Scuole d’Italia. I primi di luglio partiranno per uno stage di un mese a New York; un’esperienza professionale nel Palazzo di vetro dell’Onu nella sede dell’United Nations Correspondent Associations.
La Redazione del Ducato riaprirà (speriamo) a novembre con 32 nuovi praticanti. Abbiamo scritto “speriamo” perché le nubi sul futuro della Scuola sono sempre incombenti e minacciose. La formazione dei giornalisti è un servizio pubblico che va garantito a tutti i giovani che abbiano attitudine e vocazione per una professione che è sempre più difficile e complessa. Questa Scuola ha creato un modello formativo che ha dato risultati concreti, certi e verificabili, tanto da essere indicata fra le eccellenze formative in campo nazionale e un esempio a livello europeo. Al di là dei riconoscimenti e degli attestati restano le incertezze economiche che rischiano di metterne in discussione la sopravvivenza.
Una redazione corposa e motivata come quella del Ducato è un pungolo costante. Ai giovani praticanti cerchiamo di insegnare che la ricerca della verità è senza limiti, che le notizie devono essere attentamente e scrupolosamente verificate, che bisogna ascoltare e dare voce a tutte le fonti, che i fatti devono essere sempre separati dalle opinioni. In questi due anni abbiamo cercato di stimolare la voglia di sapere per far sapere e di capire per far capire. I ragazzi hanno acquisito il principio che la malizia giornalistica non è stanca routine di catalogazione di cose astratte, noiose, banali e lontane da ogni curiosità di lettura e di ascolto, ma capacità di analisi e di critica.
Il Ducato non può e non deve essere il portavoce di una parte; non è neppure l’house organ dell’Università, di cui la Scuola è pure una emanazione; non è un bollettino che pubblica comunicati. Le note ufficiali sono una fonte, non la verità. In questo lavoro complesso e difficile di analisi e di elaborazione i cronisti possono commettere errori che devono essere pronti a correggere. Se derogassimo da queste regole verremmo meno ai principi fondanti della Scuola.
Il Ducato ha una sua linea e la esprime attraverso gli editoriali. Posizione, comunque, che è separata e disgiunta dai fatti che devono essere raccontati nella loro completezza. Questa impostazione ha creato insofferenze, malumori e qualche incomprensione, ma il confronto è rimasto sempre su binari di correttezza. Un bel segnale, anche perché le passioni e la forza delle idee sono il sale della democrazia. L’intolleranza è la sua negazione. Arrivederci a novembre (speriamo).