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La fuga degli sponsor nello sport, mappa della crisi a Urbino

di    -    Pubblicato il 9/02/2013                 
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La Chateau D’Ax Urbino

URBINO – Quando non si può più vincere, l’importante è partecipare. Se non hai soldi, sei costretto a retrocedere. Se mancano i fondi, ti puoi allenare solo mezza giornata. Se i finanziamenti sono scarsi, devi vendere le tue giocatrici migliori. Se il problema è economico, l’agonismo finisce e ti porta avanti solo la passione.

Partiamo dalla pallacanestro. Il Basket Ducale aveva raggiunto i play off di serie C. Adesso milita in serie D: retrocessa? Squalificata? Un presidente fuori di senno? Niente di tutto questo, le ragioni non sono né disciplinari, né tecniche e nemmeno psichiatriche. È solo una questione economica, volgarmente si tratta di portafoglio vuoto, gli sponsor strapazzati dalla crisi hanno la borsa leggera e la disillusione in tasca.

Due conti: per ogni giocatore, in serie C2, servono 1250 euro. Per la serie D, 300 euro a testa. Emilio Briganti, presidente del Basket Ducale, dice che il problema deriva dalla Federazione, che decide il costo delle iscrizioni, e così la squadra è stata costretta a iscriversi nella serie minore.  “Per sopravvivere – continua Briganti – si deve ricorrere all’autofinanziamento”.

Non va meglio in altri sport e ad altri livelli. Prendiamo il caso della Chateau d’Ax Urbino, settima in classifica nel campionato di serie A1 femminile di pallavolo. Il terzo posto, la vittoria della Coppa Cev e la partecipazione alla Champions League degli scorsi anni sembrano un lontano ricordo. La crisi ha stroncato anche le speranza delle ducali. A inizio stagione Nelle ultime stagioni sono state cedute alcune delle migliori giocatrici, come il libero Giulia Leonardi.

“Gli sponsor sono calati sia in numeri assoluti sia in elargizioni: circa il 10% – ha detto il presidente Giancarlo Sacchi – e si riesce a sopravvivere solo grazie un turn-over degli investitori”. La fortuna è quella di aver puntato su piccoli sponsor, facilmente sostituibili nonostante la crisi. Così è stato possibile rimanere in serie A, al contrario di altre compagini come quelle di Crema e Modena, costrette al ritiro a campionato in corso.

I soldi vengono investiti per l’80% negli ingaggi di giocatrici e tecnici, ha detto Sacchi. Così diventa impossibile poter rinforzare la squadra. Fa eccezione l’ingaggio, notizia di pochi giorni fa, di Paola Croce, libero della nazionale italiana, che sostituisce Antonietta Vallesi, costretta al ritiro per motivi di salute. Ma come si fa a sostenere l’ingaggio della Croce? ? La risposta sta nelle cifre, che sono molto simili a quelle che venivano spesi per la Vallesi: questo è il responso del presidente Sacchi.

Il PalaMondolce continua così a essere gremito di gente e la pallavolo resta il miglior diversivo per le famiglie e i giovani urbinati.

Non c’è, però, solo il professionismo nello sport. Così sembra interessante capire come i semplici utenti possano sfruttare le strutture di Urbino. Prendiamo il Cus urbinate, centro della vita sportiva della città e degli studenti universitari. Qui gli sponsor – che non ci sono mai stati – non c’entrano. Qui il problema è di puri finanziamenti pubblici.

Fino a qualche mese fa, la struttura era agibile dalla mattina alla sera. Ora non più: il custode che teneva in funzione l’impianto di atletica è stato spostato dal comune (che si occupa della gestione) ad altre attività, e così la mattina il Cus non può mettere il campo a disposizione degli utenti e neppure agli “amatori della domenica”. I cancelli sono chiusi e tutto attorno c’è un’aria di desolazione e di abbandono.

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Gabriella Trisolino, presidente del Cus di Urbino, aggiunge sconsolata che i problemi non sono solo quelli del Cus: gli affitti delle palestre sono aumentati, così come i supporti medici e tutti i servizi obbligatori durante le manifestazioni agonistiche. Per il resto, si vivacchia fra mille ristrettezze. E, nonostante si abbia l’impressione che tutto congiuri per strangolare lo sport, questo sopravvive.

Gabriella Trisolino ha una sua ricetta: aumentare le manifestazioni, incrementare i corsi rispetto al passato, incentivare tutti gli sport perché solo moltiplicando le occasioni e gli iscritti, si potrebbero pareggiare i conti. Si arriva così al paradosso che più corsi si attivano e meno si sentono le spese. In una parola, la soluzione è: rimboccarsi le maniche e guardare avanti.

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Un commento to “La fuga degli sponsor nello sport, mappa della crisi a Urbino”

  1. rodaggio? Giulia Leonardi non è più con urbino da 2 stagioni…. ocio.