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“Agricoltura, turismo e più collegamenti per Urbino” parla Stefano Scoglio candidato Fare al Senato

di    -    Pubblicato il 12/02/2013                 
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URBINO – “Né destra, né sinistra. Noi siamo sopra”, afferma con sicurezza Stefano Scoglio, quarto candidato al Senato nella lista “Fare per fermare il declino” di Oscar Giannino. Programma alla mano, Scoglio, imprenditore nel campo dell’integrazione nutrizionale a Urbino, racconta perchè la sua lista rappresenta l’unica alternativa alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio.

“Sono nato a Urbino, conosco la realtà di questa città”, dice Scoglio, un passato da ricercatore all’università di Urbino, poi la fuga all’estero. “Mi sono illuso per un paio di anni di poter costruire la mia vita qui. Ero uno dei tanti ricercatori precari. Nell’ultimo concorso pubblico a cui ho partecipato, il candidato che avevano già deciso che vincesse, perché tutti i concorsi sono finti, mi disse: ‘Ma lei è Scoglio?! io ho fatto la tesi sui suoi articoli’. A quel punto ho capito che non c’era alcuna possibilità e mi sono buttato sulla mia seconda passione che è quella della medicina naturale”, racconta Scoglio.“Così sono emigrato all’estero. Ho insegnato all’università di Toronto. Poi per problemi familiari sono tornato in Italia”.

Cosa ha spinto Stefano Scoglio a candidarsi con una lista nata solo 6 mesi fa? Scoglio non ha dubbi.”La serietà. Il nostro programma è stato scritto da 7 tra i maggiori economisti mondiali che hanno avuto successo in America, non in Italia naturalmente”, dice. “Ho sempre ammirato Oscar Giannino e penso che sia l’unica lista politica seria e competente in questo momento”. E vediamo allora cosa propone “Fare per fermare il declino”.

Liberalizzazioni. “Lo Stato controlla il 55% dell’economia: tutte le maggiori imprese nazionali sono pubbliche. A Urbino sono stati fatti investimenti folli. Un esempio è il centro commerciale Santa Lucia che è assolutamente inutile e fallimentare e indebiterà il comune di Urbino per 30 milioni di euro”, afferma Scoglio. “In questa città non si è fatto nulla per favorire la piccola e media impresa che è l’ossatura, lo scheletro dell’economia, quella che ha retto il sistema Italia e che ora non ce la fa più perché paga il 70% di tasse”.

Spesa Pubblica. “Il nostro obiettivo è quello di tagliare la spesa corrente di 100 miliardi all’anno e non lo diciamo tanto per dire come fa Berlusconi che dice che toglierà l’Imu senza spiegare come. Eliminando le spese inutili, gli enti che non servano si possono risparmiare miliardi. Con quei soldi si può togliere l’irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. Questo darà respiro alle piccole imprese”.

Lavoro. “L’Italia è l’unico Paese che per dare 1000 euro a un operaio ne paga altri 1.800 allo Stato per pensioni che non vedremo mai. Noi vogliamo ridurre le tasse alle imprese per portare quei 1000 euro dati al lavoratore a 1300 euro. Chiediamo una detassazione reale per le imprese che assumono giovani. L’economia riparte se metti le aziende nelle condizioni di lavorare. Bisogna togliere l’irap, abbassare di 20 punti la pressione fiscale sulle imprese”.

Proposte per Urbino. “La città ducale è in una situazione di declino anche peggiore del resto d’Italia. Si sono sprecate molte opportunità per quanto riguarda i collegamenti stradali e ferroviari, uno dei problemi principali di Urbino. Non è mai stata fatta una politica di pressione per creare un collegamento migliore con Pesaro e con la costa. Questo potrebbe cambiare l’economia urbinate. Molti pesaresi potrebbero anche venire ad abitare qui con dei collegamenti più rapidi.

E poi c’è la situazione economica. Da sempre il sistema economico tradizionale di Urbino si basa da una parte sulle assunzioni nel pubblico, al comune, all’università, all’ospedale, e dall’altra sul giro di affari degli affittacamere. Questo sistema non regge più perché gli enti pubblici non hanno più soldi per pagare e l’afflusso di studenti che prendono in affitto le camere si è ridotto. Quel modello sta morendo. Urbino deve puntare sulla agricoltura e sul turismo. Ma non si fa nulla per sostenere questo tipo di attività”.

Imprese. “Bisogna lasciare più possibilità all’iniziativa privata. Racconto il mio caso personale. Ho uno stabilimento al Sasso. Nel 2004 avevo ottenuto tutti i finanziamenti per iniziare la costruzione. Per cavilli burocratici pretestuosi ho dovuto aspettare 4 anni e mi hanno fatto perdere 300.000 euro di finanziamenti regionali. E potrei raccontare altri esempi. La verità è che qui se sei amico degli amici, le strade si aprono. Se sei un privato e non sei agganciato, sei una minaccia perché magari hai anche successo e voti per qualcun altro”.

Scuole e università. “In Italia tutto il potere è in mano ai cosiddetti baroni. Noi vogliamo abolire il valore legale della laurea. Cominciamo a far valere non il pezzo di carta ma il merito”.

Sanità. “In Italia la spesa sanitaria negli ultimi sette anni è cresciuta del 50 per cento. I soliti noti hanno deciso che ciascuna usl dovesse gestire autonomamente le forniture. E’ una cosa folle che nessuna impresa farebbe. Le forniture centralizzate permettono di avere dei prezzi e un potere contrattuale diverso. La siringa che costa 10 euro in Lombardia, in Calabria costa 50 o viceversa. Si aprono spazi enormi alla corruzione. Noi abbiamo calcolato che si possono risparmiare 20 miliardi all’anno. In questo modo non c’è bisogno di chiudere nessun ospedale. L’idea di fare un mega ospedale centralizzato tra Pesaro e Fano è un grande errore”.

E sul risultato delle elezioni politiche Stefano Scoglio non ha dubbi. “Noi abbiamo il 100% di possibilità di ottenere seggi in Parlamento. Nelle Marche siamo già al 6% .  Più di 100 economisti, tra cui diversi premi nobel, hanno sottoscritto il nostro programma. Tra questi ci sono Francesco Gavazzi e Alberto Alesina”.

Poi rivolge un invito a tutti gli elettori: “Grillo prenderà comunque il 20 per cento. Se dovete scegliere, votate per noi. Così ci date una mano a portare serietà in Parlamento”, dice sorridendo.

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