URBINO – Una grande passione per il surrealismo e per i fotomontaggi. Questa è Nadia Nardelli, 21 anni ancora da compiere, pugliese di nascita e urbinate d’adozione, studentessa al secondo anno dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, arrivata tra i finalisti al “Leica Talent”, il concorso fotografico nazionale destinato a professionisti e amatori.
Nadia ha partecipato per la seconda categoria, quella “categoria X” ispirata al nome della Leica X2 che le è stata affidata per creare 18 fotografie da consegnare entro il 3 marzo scorso, sul tema delle ‘bellezze dell’Italia’. “Ho deciso di rappresentare i piccoli oggetti e i modi di dire che fanno bello il nostro Paese – ha spiegato – banalità, forse, ma che io ho deciso di mostrare per far riflettere chi non pensa alle cose che abbiamo”.
Nelle sue foto ritrae le ‘migliori invenzioni italiane’: la lampadina, il telefono, la favola di Pinocchio, la donna – metà casalinga, metà donna sensuale, che combatte se stessa continuamente – la famiglia italiana (soprattutto quella meridionale) e il momento del pranzo, tutti insieme, tanti, in uno spazio lungo e stretto, a significare che “la famiglia può essere accogliente, ma anche opprimente”, il mare, nello sfondo di un dipinto da cui sgorga “non solo come bellezza, ma come verità”.
Il soggetto è sempre lei, Nadia. “Faccio solo autoscatti”, spiega. E aggiunge che fare foto le è sempre piaciuto, anche se “non era l’idea che avevo quando mi sono iscritta all’università”. “La mia prima macchina fotografica – racconta – l’ho comprata in quarto liceo, una Nikon D3000, ma ho iniziato veramente a fotografare l’anno scorso. Impressionata dai fotomontaggi, volevo rifarli e provare a vedere se ne ero capace”.
L’amore per i fotomontaggi, la passione per artisti del calibro di Brooke Shaden, Lissy Elle e il genere surrealista l’hanno avvicinata alla fotografia come mezzo di espressione per “creare qualcosa che non esiste”. “Da loro – confessa – mi sono allontanata, per trovare e creare un mio stile personale”. Uno stile che riconosce e che spiega così: “Quando parlo delle mie foto, le descrivo come qualcosa oltre la realtà, creare qualcosa che è dentro di noi e non fuori. Non riprodurre solo l’esterno, ma anche quello sta all’interno. Qualcosa che sia di forte impatto visivo, ma che lasci vedere quello che sta più in profondità”.