URBINO – Mercoledì 13 marzo 2013: sono le otto e mezza di sera e Urbino ha da poco conosciuto, come il resto del mondo, il nuovo pontefice Francesco. Nell’aria non si sentono grida di gioia né si percepisce l’elettrica ed entusiasmante atmosfera che anima piazza San Pietro a Roma.
“Ero qui al bancone e non ho seguito molto – ci dice Luna Capalti, barista del Bar Basili in piazza della Repubblica – anche se, ad una prima occhiata credo che questo nuovo Papa possa arrivare dove Ratzinger non è arrivato. Cioè magari a toccare le corde giuste a persone che, come me, non si interessano più molto di chiesa”.
Eppure Roma è meno lontana di quanto possa sembrare: sotto la pioggia, in via Mazzini, Maria Vittoria Di Gregorio, 34 anni e farmacista, ci parla del Papa un attimo prima di entrare in un locale: “Mi ha fatto un’ottima impressione- ci dice- per l’umiltà e l’umanità che ha trasmesso già con poche parole”. Anche Matteo Vona, 26 anni e un background da dj urbinate, è dello stesso parere: “L’ho sentito vicino al popolo e credo si sia presentato molto bene, in modo diretto e semplice”.
Voi sapete che il Papa è vescovo di Roma, ma sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui, vi ringrazio dell’accoglienza.
“Mi piace molto il fatto che provenga da una famiglia povera e da un paese dove le situazioni di disagio sono molto diffuse”, commenta Valeria, 34 anni.
Jorge Mario Bergolio, 77 anni, è stato cardinale di Buenos Aires ed è stato scelto “in un clima di forte e intensa preghiera”: Don Andreas, parroco della parrocchia del Duomo di Urbino dal 2006, si riferisce all’atmosfera di unione e forte spiritualità che avrebbe caratterizzato il conclave.
“Il primo impatto – continua don Andreas – lascia intravedere la figura di un Papa vicino alla gente che si presenta come Vescovo di Roma attorniato dai suoi fedeli in un rapporto diretto. La scelta del nome è significativo, è segno di grande umiltà. Proviene da una famiglia povera e a Buenos Aires è sempre stato attento ai più bisognosi senza mai scendere a compromessi con i potenti. È una persona coerente nel segno del Vangelo”.
Prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI: preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
“Mi ha colpito molto il fatto che abbia rivolto uno dei suoi primi pensieri a Benedetto XVI- ha detto Daniela Politi, insegnante di Urbino- anche perché credo che la decisione di Ratzinger sia stato il gesto sofferente di una scelta sofferta”.
Incominciamo questo cammino, vescovo e popolo.
“C’è davvero bisogno di fare un passo indietro e tornare alla semplicità evangelica proprio come accadde a San Francesco”, dice Nadia Ricci, 50 anni e collaboratrice scolastica di Carpegna. La preghiera, che il nuovo Papa ha incluso nel suo primo discorso, è fondamentale per un cammino di fede, oggi più che mai”.
“L’evangelizzazione è un elemento importante” dice Emily di Francesco, 22 anni, studentessa di psicologia, che partecipa alla veglia pasquale in via Mazzini. E i fedeli sono riuniti anche in via Saffi dove, sotto le ali protettive di un nuovo Papa, sono almeno in settanta al convento delle suore agostiniane di Santa Caterina.
“Mi piacerebbe che riuscisse a coinvolgere i giovani - spiega Eleonora Alborghetti, 19 anni, bresciana trapiantata a Urbino per motivi di studio – e che continuasse, anche migliorandola, la linea già tracciata dai suoi predecessori”.
“Anche perché – le fa eco Sofia Bruschi di Forlì, 21 anni, – sembra essere molto energico e vitale, nonostante l’età che all’inizio mi aveva un po’ spiazzata”.
Vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore: vi chiedo che voi preghiate il Signore per me, che chiediate al Signore che benedica il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
Umiltà e contatto diretto: “ Ha compito un gesto molto significativo sottoponendosi alla benedizione del suo popolo – ci spiega frà Luca Gabrielli, da un anno e mezzo parroco della parrocchia universitari di Urbino – ha dimostrato la voglia di vicinanza, di collaborazione con i suoi fedeli, l’umiltà di sentirsi prima di tutto un vescovo legato ai suoi figli. Tutti elementi che, nel precedente conclave, lo avevano reso il secondo cardinale ‘papabile’ dopo Ratzinger”.