Mai come in questi giorni, in cui il Vaticano è sotto i riflettori in attesa di veder comparire dal balcone di San Pietro il nuovo Papa, la sua competenza è preziosa e la sua penna impegnata a raccontare le cronache e i retroscena del Conclave. Ma chi è il vaticanista?
È un giornalista che si occupa di fatti vaticani e informazione religiosa. La sua specialità è la Chiesa cattolica romana e la Santa Sede. La maggior parte dei professionisti che svolgono questo lavoro ha almeno una laurea, più agevolato chi ha studi classici alle spalle (e magari sa anche molto bene il latino) o è laureato in teologia. Gran parte sono uomini e l’età media è di circa 50 anni. Provengono da tutto il mondo: Stati uniti, Giappone, Messico, ma a prevalere sono gli europei, italiani in testa (19). Il ruolo del vaticanista è cambiato parecchio dall’inizio del ‘900, quando i giornali potevano solo attendere le poche notizie ‘vistate’ e poi divulgate da una persona interna al Vaticano. Poi, nel 1930, con la morte di Papa Pio XI, le porte della Santa sede si aprirono anche ai giornalisti esterni.
La vera rivoluzione arrivò con il Concilio Vaticano II, esattamente nel 1963 quando Papa Paolo VI istituì il Comitato per la Stampa. Nel frattempo, qualcosa era cambiato. Era il vaticanista stesso che non voleva più essere relegato al ruolo statico di giornalista limitato a raccontare la cronaca, bensì voleva svolgere il suo lavori “fuori”, seguendo gli avvenimenti della Santa Sede, e girando il mondo durante i viaggi di visita del Papa.
Il numero dei vaticanisti dagli anni ‘70 è più che raddoppiato. Oggi in tutto il mondo sono circa 500. Ogni testata giornalistica, sia laica che religiosa, ne ha almeno uno. Molti di più se si considerano quelli che richiedono un accredito temporaneo in occasione di eventi particolari. Nell’ultimo conclave gli accrediti sono stati 6.000, un numero che dovrebbe essere raggiunto anche quest’anno.