Del conclave non possono dire nulla ma a twittare su tutto il resto non riescono proprio a rinunciare. Così la pattuglia (ridotta) dei cardinali cinguettanti che tra poco eleggerà il nuovo papa continua imperterrita a comunicare in 140 caratteri. E tra i più attivi ci sono proprio alcuni dei candidati più quotati per la successione a Benedetto XVI, il pontefice che per primo è sbarcato su Twitter.
Tra i 115 cardinali che eleggeranno il nuovo Papa, 17 hanno un account Twitter. Pochi in numero assoluto, molti se si considera che l’uso dei social network in Vaticano è relativamente recente e che l’età media degli elettori del nuovo pontefice, circa 70 anni, non è certo bassa. Per questo stupisce la capacità di utilizzare i social network mostrata da alcuni cardinali, papabili compresi.
Un caso emblematico è quello dell’arcivescovo di San Paolo Odilo Scherer (@DomOdiloScherer). Il brasiliano, uno tra i candidati più quotati per l’elezione al soglio pontificio, impressiona per la quantità di tweet e per la padronanza del mezzo. Foto, retweet, risposte ai follower e preghiere: non manca nulla tra i post di Scherer.
Ma non è da meno uno dei suoi principali rivali, il ghanese Peter Turkson (@TurksonCardinal) , la cui candidatura ha perso quota per una discutibile intervista in cui affianca omosessualità e pedofili. Il possibile “Papa nero” ha attivato il 28 febbraio un suo profilo Twitter, mostrando da subito un’ottima confidenza con la piattaforma. Finora il cardinale ha cinguettato quasi tutti i giorni e ha dimostrato anche una certa abilità di utilizzare hashtag e foto.
Altri papabili hanno fatto una scelta diversa. Il filippino Luis Antonio Tagle (@AntonioTagle) non twitta nulla da agosto e ha comunque prodotto un numero molto basso di post dal momento dell’attivazione del suo profilo.
Twitter è molto utilizzato anche da cardinali che non vengono, almeno per il momento, considerati tra i possibili eletti. Primi fra tutti gli americani. Molto attivo è il cardinale di Los Angeles Roger Mahony (@CardinalMahony), che proprio tramite Twitter ha annunciato la sua decisione di partecipare al Conclave nonostante l’appello alla rinuncia fatto da un gruppo di fedeli alla luce dello scandalo pedofilia che ha coinvolto alcuni preti della sua diocesi.
Ancora più efficace è l’uso di Twitter da parte dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan (@CardinalDolan), che non perde occasione per “lanciare” sul social network le sue interviste e le sue apparizioni pubbliche. E i numeri gli danno ragione: Dolan, infatti, è tra gli elettori papali quello con più follower (quasi 90mila).
Molto attivo, fino a qualche mese fa, era anche Donald Wuerl (@CardinalWuerl), arcivescovo di Washington. Il profilo non veniva gestito direttamente da lui, ma lui stesso approvava quasi tutti i post pubblicati. Il profilo risulta però inattivo dal mese di novembre. Dimostrazione della confidenza che i cardinali americani hanno con i media viene anche dal briefing che nel pomeriggio hanno tenuto con la stampa, come fatto notare da Gian Guido Vecchi (@gvecchi), vaticanista del Corriere della Sera, sempre via Twitter.
Spiccano per la loro capacità di utilizzare al meglio Twitter anche i nomi di altri cardinali, come l’italiano Gianfranco Ravasi (che pubblica molte foto, oltre a vari post), lo spagnolo Lluís Martínez Sistach, il sudafricano Wilfrid Napier (pronto a rispondere a tutti i tweet in cui viene citato), il colombiano Rubén Salazar Gómez (che non manca di linkare video di youtube nei suoi cinguettii), lo spagnolo Carlos Amigo Vallejo (ma si tratta sempre di retweet, mai di un intervento scritto di propria mano) e del ceco Dominik Duka (che alcune volte allega ai suoi post file audio).
Se volessimo fare una classifica dei cardinali più “social”, basandoci solo sul numero di tweet, lo ‘scudetto’ andrebbe al brasiliano Scherer, seguito da Ravasi (@CardRavasi), Napier (@CardinalNapier), Sistach (@sistachcardenal), Wuerl, Vallejo (@AmigoVallejo), Duka (@dominikduka) e Dolan.
Forse ancora più significativo è il dato sul numero di follower degli elettori del prossimo Papa. L’americano Dolan ha più del doppio di “seguaci” del secondo papabile più seguito, il cardinal Ravasi (88mila contro 42mila). A seguire troviamo Scherer (25mila), Napier e Gomez (quattromila) e Turkson (sempre intorno ai quattromila, ma va ricordato che ha aperto il suo profilo meno di una settimana fa).
L’inizio delle congregazioni in vista del Conclave è stato uno spartiacque per l’uso di Twitter. Bertone, Scherer, Ravasi e Tauran (che si era appena iscritto) non hanno più pubblicato alcun tweet dal 28 febbraio. L’ordine impartito ai cardinali è quello di non twittare informazioni sul Conclave, ma non per tutti questo ha significato abbandonare il proprio profilo e in molti continuano a raccontare ai propri follower l’andamento di queste giornate.
Infine, un caso particolare da segnalare è quello dell’austriaco Christoph Schönborn (@KardinalWien), che ha deciso di rendere il proprio profilo accessibile solo su autorizzazione, mantenendolo di fatto privato.
L’esempio di Benedetto XVI di utilizzare Twitter per comunicare con i fedeli è stato dunque seguito. E non è un caso che il suo profilo (@Pontifex) non sia stato cancellato: i tweet di Ratzinger sono stati archiviati su un sito del Vaticano, l’account completamente svuotato e rinominato ‘Sede vacante’ in attesa del nuovo Papa che ne prenderà possesso. Perché la comunicazione social non ha intenzione di dare le dimissioni.