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La pioggia non dà tregua. Frane a Trasanni, Gadana e Urbania

di e    -    Pubblicato il 14/03/2013                 
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URBINO – Una collina gonfia d’acqua fino a scoppiare che si trasforma in un fiume di fango. Sul suo cammino, a pochi chilometri da Trasanni, c’è una villetta con un piccolo vigneto e un capanno dove vivono tre cani da caccia. Zolle di terra grandi come frigoriferi sfondano le pareti del capanno e schiacciano i tre cani bracco. Qualche minuto prima e lo smottamento avrebbe sorpreso anche i padroni di casa.

Sono le 10.30 del mattino quando la famiglia Cesaroni, che abita al 269 di via Urbinate, si accorge che il terreno agricolo sopra la loro casa ha ceduto sotto il peso della pioggia. Sentono un rumore cupo, “come un motore appena acceso” raccontano, e si affacciano dalla finestra per vedere cosa sia successo. Vedono uno squarcio nel fianco della collina e il loro giardino coperto da metri e metri di terra. I filari di vite divelti, alcuni alberi sradicati di netto e il capanno dei cani ridotto a macerie. Un getto di acqua marrone continua a scendere con violenza sul viottolo, in direzione della strada provinciale.

Arrivano due mezzi dei Vigili del Fuoco di Urbino e gli uomini si mettono subito a scavare per salvare le bestie intrappolate. Sono momenti concitati, servono vanghe e cesoie per rompere la rete e liberare i cani. Per uno di loro non si può fare nulla, è rimasto sepolto sotto il fango. Una femmina di bracco viene trovata schiacciata contro la recinzione, ancora viva, ma le speranze che si possa salvare sono poche. Un terzo cane è più fortunato: spaventato e zoppicante, riesce a uscire dalla trappola di terra e legno con l’aiuto dei pompieri, ma è sotto shock.

La famiglia Cesaroni assiste impotente. Gli uomini di casa hanno rischiato di essere travolti anche loro. Silvano ha dato da mangiare ai cani pochi minuti prima che il capanno venisse distrutto, mentre il fratello Lucio ha tentato di far defluire l’acqua, ma si è arreso dopo essere affondato fino alle ginocchia nel terreno molle.

Il dolore della famiglia Cesaroni si mescola alla rabbia. Spiegano che già quattro anni fa c’era stato uno smottamento, arrivato fino alla strada provinciale, e che più volte avevano segnalato la gravità della situazione. Neanche un sopralluogo del Genio civile è servito a scacciare gli incubi: “La verità – spiega Chiara Cesaroni – è che mancano i soldi per il dissesto idrogeologico”. Le prime avvisaglie della frana di stamattina si erano già manifestate sabato scorso, quando piccole zolle di terreno hanno iniziato a scivolare. Per iniziare a mettere in sicurezza la collina bisogna aspettare perché continua a piovere e ogni tanto si vede un pezzo di terra staccarsi e scivolare giù.

Pochi chilometri più in là, il terreno frana tra Gadana e Pieve di Cagna. Un piccolo smottamento sulla strada vicinale di Ca’ Andreana, vicino all’omonimo agriturismo. Alberi e terra ostruiscono la strada che viene chiusa al traffico. La pioggia non dà tregua e colpisce una terza volta, a Urbania.

Due auto sono state colpite dai massi trasportati dalla frana che ha invaso la strada provinciale che collega Urbania e Fermignano. Una delle macchine è del Comune di Fermignano. Fortunatamente il terzo smottamento della giornata ha provocato solo tanta paura e qualche disagio per gli automobilisti.  Sul posto è intervenuta la polizia locale associata ed è stata ripristinata la circolazione.

“Non è il caso di allarmarsi – spiega il geologo Pierpaolo Tiberi – gran parte del terreno urbinate è argilloso e marmoso, cioè è poco consistente e riempendosi d’acqua da problemi di stabilità. Inoltre in questo periodo i campi non sono coperti da vegetazione e sono quindi più instabili. E’ anche vero che si potrebbero prevenire molte frane con una corretta prevenzione. Bisogna attenersi alle norme di regimazione, cioè scavare solchi per rallentare e convogliare le acque”.

“La corretta gestione del suolo – conclude Tiberi – e la corretta arginazione delle acque sono responsabilità del proprietario del terreno. Il comune deve provvedere a fognature e ai terreni adiacenti le strade. Comunque, per conoscere la pericolosità del proprio terreno, basta consultare il piano dell’assetto idrogeologico”.

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