URBINO - Jorge Mario Bergoglio, nazionalità argentina ma origini piemontesi, è il primo Papa sudamericano, il primo non europeo, il primo gesuita. È già il simbolo di una Chiesa che potrebbe iniziare un cammino di rinnovamento. I primi gesti di papa Francesco, parsi molto semplici e spontanei, hanno sorpreso tutti. All’annuncio di quel nome, fuori da ogni pronostico, piazza San Pietro è stata avvolta da un attimo di silenzio sciolto, poco dopo, dalle grida e dagli applausi della folla.
“Sono molto contento di questa scelta, mi ha colpito soprattutto il fatto che abbia chiesto al popolo di pregare per lui e chi era in piazza mi ha raccontato che il silenzio in quel momento è stato impressionante” ha detto al Ducato monsignor Giovanni Tani, vescovo della diocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado. “La preghiera ha funzionato veramente”. E, come sostiene il vescovo, anche se “le logiche dello Spirito Santo si potranno capire solo con il tempo”, papa Francesco sembra essere “una grande promessa”.
Un uomo “venuto dalla fine mondo”, come ha detto lui stesso la sera della sua elezione salutando le migliaia di fedeli. E non è un male che il nuovo Papa non sia italiano, ne è convinto monsignor Tani: “Potrà portare a una visione più ampia della Chiesa, non più accentrata sull’Italia e sull’Europa”. Bergoglio, già arcivescovo di Buenos Aires, conserva l’insegnamento di una Chiesa, quella latino-americana, che, districatasi dalla passata connivenza con il regime politico, si è lanciata nelle evangelizzazioni, con una forte attenzione ai poveri.