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I volti e le storie della “Urbino minore” nelle foto di Fulvio Palma

di    -    Pubblicato il 19/03/2013                 
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Locandina della mostra ‘Urbino Minore’

URBINO – “E’ difficile essere grandi in una città dal passato illustre come Urbino”. Queste le prime parole di Fulvio Palma, fotografo e professore di biologia e genetica del comportamento alla facoltà di Psicologia di Urbino. Ama la sua città,il suo passato rinascimentale e l’arte che trasuda dalle pietre del palazzo Ducale, ma è quando parla degli urbinati che gli brillano gli occhi.

La mostra fotografica che verrà inaugurata domani alle 17.30 nella casa di Raffaello, è dedicata all’‘Urbino minore’.  “L’individuo considerato ‘minore’, ossia la gente comune, contribuisce alla storia di Urbino perché è proprio la gente che incontri in piazza la domenica che fa e vive la storia del suo tempo“.

I soggetti delle sue foto sono artigiani: calzolai, falegnami, ceramisti, marmisti, restauratori. “Dal Rinascimento in poi, gli urbinati hanno sempre trasferito la loro conoscenza sulla materia senza intermediari ed è per questo che quando ci mettono in fabbrica per noi è un dramma”. Dicendo questo indica la foto di una giovane donna dal viso assente in una fabbrica di jeans negli anni ’80  e subito dopo indica la foto di Fulvio Santini, artista urbinate nella lavorazione del ferro e dice “la vede la differenza?”.

Per Fulvio Palma è proprio nella ‘normalità’ che Urbino nasconde le sue eccellenze. Vicino alla casalinga che annaffia i fiori e a due innamorati che s’incontrano nella neve, ci sono le foto di Raphael Gualazzi, di Carlo Ceci, celebre storico del costume, dell’artista Vitaliano Angelini e del suo grande amico e scrittore Umberto Piersanti, che domani interverrà per presentare la mostra durante l’inaugurazione.

Di fronte al ritratto di Don Franco Negroni, storico urbinate, Palma si ferma e sorride: “Lui era un mio insegnante,ma non ho mai avuto il coraggio di fotografarne il volto. Era capace di trasmettere grande dignità anche di spalle, pensi che si è sempre rifiutato di indossare i pantaloni da prete”.

Il professor Palma ha un aneddoto per ogni foto, come per esempio quello della centenaria ‘Nonna Marina’ che il giorno in cui morì il suo ‘giovane’ vicino ottantenne, decise di metter due uova in più nell’impasto delle tagliatelle per ‘mangiare alla sua memoria’. Poi c’è la merenda nel campo di fave: per parteciparvi, lo zio del fotografo, sopravvissuto all’affondamento del suo sommergibile durante la seconda guerra mondiale, tornava ogni anno dall’America, perchè “là le fave non eran buone come da noi”.

Negli anni il professore Fulvio Palma si è impegnato nella ricerca per la cura del morbo di Niemann-Pick, una malattia genetica degenerativa. Il suo impegno è nato quando ha scoperto che uno dei suoi amici più stretti aveva due figli affetti da questa malattia. Nonostante la sua professione lo porti a confrontarsi con realtà dure, Palma sà ancora gioire delle piccole cose. “Io sono stato sempre un inguaribile ottimista – dice- sono uno di quelli che quando si sveglia la mattina è contento, perchè – e qui fa una pausa e sorride di nuovo – è la semplicità il segreto di una vita felice”.

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