URBINO – La maggior parte degli elementi di cui siamo fatti e che ci consentono di vivere (carbonio, ossigeno, azoto) sono stati creati nelle stelle. Per questo Andrea Maddaloni, studente dell’Accademia di belle arti, sostiene che “anche noi siamo fatti di polvere di stelle”.
Nella sua ultima mostra fotografica dal nome ‘Corpo Celeste’, in esposizione al Fuoritema fino al 14 aprile, il corpo di una ragazza che incarna l’umanità è usato, secondo Maddaloni, “come tela su cui rappresentare le galassie. E così, come la tela, mano a mano che si dipinge svanisce fra i colori; così questo corpo diventa evanescente fra le stelle”.
Andrea non è un ragazzo di molte parole, ma spiega in modo preciso e sintetico il motivo che l’ha spinto a realizzare questo progetto: “Volevo liberarmi di alcuni disturbi legati al mio passato, per questo avevo bisogno di metterli su carta. Avevo bisogno che gli altri li vedessero per sbarazzarmene”.
Il giovane artista sostiene di aver voluto mostrare “la fusione tra uomo e stelle”, ma parlando delle sue creazioni dice: “Le mie fotografie cercano di suggestionare più che di raccontare qualcosa. Però è anche vero che quando un artista espone si mette a nudo: nelle fotografie che faccio c’è il mio pensiero. Nella mostra ho provato a mettere in relazione il corpo delle persone con l’universo che ci circonda, ma penso che la miglior spiegazione dei mie scatti sia data dalle emozioni che suscita nel pubblico”.
Per questo progetto Maddaloni si è ispirato a Dino Campana e alla domanda se si sente un fotografo crepuscolare risponde con una battuta: “Crepuscolare? Sì, sia all’alba che al tramonto. Nel senso che spesso mi sveglio prestissimo per lavorare e altre volte prediligo la notte. Il riferimento ai crepuscolari comunque c’è”. La locandina della mostra riporta propria una frase presa dai Canti Orfici di Campana: “Tutto era mistero per la mia fede, la mia vita era tutta “un’ansia del segreto delle stelle, tutta un chinarsi sull’abisso”.
Per l’artista dei Corpi Celesti fare arte è anche un modo di superare dissidi interiori: “Vedo l’atto del dipingere come qualcosa di terapeutico ed è quindi importante che mi senta in pace quando lavoro. Oltretutto mi diverte notare come le variazioni musicali percepite dall’orecchio, trasmesse al cuore e mio malgrado al cervello fino al braccio e alla mano, diano vita quasi automaticamente a forme sulla carta. Quando fotografo invece provo a sentire il mondo, come ha scritto la grande poetessa Alda Merini: «Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima»”.
Quando si chiede ad Andrea dove trovi gli spunti per le sue creazioni, lui risponde che ha “sempre fatto molto attenzione a cercare l’ispirazione in altri artisti e in generale nel circostante”. La sua paura è quella di “farsi influenzare troppo e non riuscire a trovare un proprio stile”. Per quanto riguarda i singoli artisti a cui si ispira, dice che “sono tanti e non sono soltanto pittori o fotografi, ma anche poeti e registi, tutti legati da un sottile filo rosso che li congiunge. Da Egon Schiele a Gustav Klimt, da Diane Arbus a Marina Abramović da Edvard Munch a Fabrizio De Andrè, passando per Dante Alighieri, Dino Campana, Mozart, Vivaldi, giungendo fino a Bernardo Bertolucci e Paolo Sorrentino”.