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Ghirra: “Basta con l’Ordine così, fermiamo il numero dei consiglieri”

di    -    Pubblicato il 5/04/2013                 
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Le elezioni dell’Ordine dei giornalisti sono alle porte ma le voci di chi ne vuole l’abolizione non sembrano placarsi, anzi, proprio in occasione delle prossime elezioni, è esplosa anche la polemica contro l’eccessivo numero di consiglieri che quest’anno saranno 154. I compiti dei consiglieri sono quelli di vigilare sull’operato dei professionisti e dei pubblicisti, di organizzare gli esami di stato e verificarne il regolare svolgimento e di regolare i rapporti col ministero.

Mettendo in relazione l’elevato numero dei consiglieri e i compiti ad essi assegnati, il rapporto sembra sproporzionato. O almeno di questa idea è Giancarlo Ghirra, segretario nazionale dell’Ordine, secondo il quale 50 o 60 sarebbero più che sufficienti. Lo stesso segretario in un articolo scrive: “Il consiglio nazionale dell’Ordine, con i suoi 150 membri, deve riacquistare prestigio e autorevolezza, dimezzando i suoi componenti, assegnando obbligatoriamente metà dei seggi alle donne (oggi 22 appena) e spalancando le sue stanze ai più giovani”. Dallo stesso segretario e da altri consiglieri è stato chiesto “un provvedimento perché si fermasse il numero, ma purtroppo non sono riusciti a realizzarlo”.

Nonostante i numerosi attacchi all’Ordine c’è ancora chi ne difende l’importanza. Uno di questi è Enzo Iacopino, presidente del consiglio nazionale dell’Ordine secondo il quale l’Ordine è fondamentale non tanto per tutelare i professionisti, ma i lettori. Se infatti ci sono giornalisti che non rispettano le norme che regolano la professione, questi devono essere puniti secondo le sanzioni previste.

Di diversa opinione è Beppe Grillo, che ha fatto diventare la battaglia contro l’Ordine dei giornalisti un punto centrale della campagna elettorale del Movimento cinque stelle. Secondo il Movimento, l’Ordine è “un’istituzione fascista (nata infatti il 31 dicembre 1925) che si è rivelata un ottimo modo per viziare l’opinione pubblica e fabbricare il consenso al regime e – sul loro sito continuano così – chiunque, se è bravo a scrivere e rispetta la legge, può essere giornalista: perché ci deve essere l’obbligo di essere inquadrati in questo ente?”.

Ma Il M5S non è l’unico a schierarsi contro l’Ordine. Nei giorni scorsi, Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, ha scritto che l’Ordine è “un’entità burocratica sconosciuta alla quasi totalità dei Paesi occidentali”. Non si è fatta attendere la risposta di Iacopino che ha replicato: “Mi viene un dubbio, lo chiede solo per questo o perché tempo fa ha presentato una domanda per poter partecipare agli esami professionali? No, gli esami non li ha potuti fare perché la documentazione non era in regola”.

L’obbligo di iscriversi all’albo è in vigore dal 1963, quando venne varata la legge 69 che obbliga i giornalisti a registrarsi all’Ordine. La norma quest’anno compie 50 anni. Fin dagli anni ’90 si erano manifestate le prime proteste contro l’Ordine: la più forte fu il referendum abrogativo del 1997 proposto dai Radicali. In quell’occasione non si raggiunse il quorum ma il 65,5% dei votanti votò a favore dell’abolizione.

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