URBINO – Può passare anche attraverso le provette di un laboratorio la ricerca dell’eccellenza: nel colore, nell’odore e nel sapore di un buon vino. Per questo l’Università di Urbino ha avviato un progetto di ricerca che coinvolge il dipartimento di Scienze Biomolecolari e la Fiorini, di Barchi. Una delle otto aziende vinicole della provincia che parteciperà al Vinitaly di Verona. Tutte consorziate con l’Istituto Marchigiano di Tutela dei Vini (IMT) e tutte dislocate lungo il Metauro, da Piagge a Fano.
Ma di cosa si tratta esattamente? Ce lo spiega la tutor del progetto, la professoressa Antonella Penna. ““L’obiettivo è quello di tracciare eventuali e meta-potenziali contaminazioni da ‘brettanomyces bruxellensis’, da lievito naturale, che potrebbero compromettere le qualità morfologiche e organolettiche del prodotto”. Detto in altri termini, si tratta di una sorta di controllo preventivo, per rendere eccellente la qualità del vino. Nulla di pericoloso per l’uomo, in ogni caso. Il lievito incide solo sulla consistenza, sul colore, sull’odore del prodotto. Finezze, insomma. Ma necessarie a conferire “una buona immagine e ottima qualità” .
“L’azienda di Carla Fiorini, di Barchi, produce vini di grande qualità – continua Penna – ed è una delle più conosciute nel territorio e non solo. La ricercatrice è Cecilia Battocchi, 30 anni, laureatasi prima in Scienze Ambientali e poi in Biotecnologie a Fano. Ha fatto il dottorato qui da noi e a partire dal 20 marzo – data di avvio della collaborazione – lavorerà per un anno presso l’azienda”.
“Il progetto è finanziato dalla Provincia con i Fondi Sociali Europei per la Formazione” ci spiega la Penna, compiaciuta e riconoscente nei confronti della Fiorini Valentini, “una delle poche aziende che si è mostrata disponibile e aperta alla ricerca e all’innovazione in questi tempi difficili per tutti, anche affiancandoci suoi esperti enologi”.
Le altre aziende della Provincia che prenderanno parte al Vinitaly sono Terracruda, Fattoria Laila, Fattoria Villa Ligi, Guerrieri Luca, Lucarelli Roberto, Morelli Claudio e Crespaia, quest’ultima al primo anno all’esposizione di Verona e da un anno consorziata con l’IMT. L’abbiamo contattata. Paradossalmente la loro produzione si è dimezzata, ma sono fieri di essere passati dalla quantità – prima era a produzione familiare – alla qualità, “dalle damigiane al vino imbottigliato”.