PESARO – Quaranta giovani tra i 18 e i 28 anni. Cinquecento euro al mese a ognuno di loro. Duecentocinquanta euro alle aziende per ogni giovane tirocinante. I numeri dell’iniziativa “Botteghe di Mestiere”, promossa da Italia Lavoro, parlano chiaro. Incentivare la formazione professionale dei ragazzi, nel campo dell’artigianato, è la priorità della provincia di Pesaro-Urbino in materia di lavoro. A pagare i tirocinanti, però, non saranno le aziende stesse, ma il Ministero del Lavoro.
Il progetto dell’Amva (programma Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale) è stato recepito dalla provincia di Pesaro-Urbino con l’intento di formare i ragazzi al lavoro artigianale e di aiutare le aziende della zona a trovare giovani capaci di lavorare nel mondo dell’artigianato. L’iniziativa coinvolgerà inizialmente 20 ragazzi, che verranno scelti tra i 169 che hanno fatto domanda di partecipazione tramite l’apposito bando pubblico. Saranno poi le aziende stesse, insieme a un comitato del centro per l’impiego della provincia, a scegliere chi svolgerà il tirocinio, a partire dall’inizio del mese di maggio. Dopo i primi sei mesi, in cui saranno scelti i primi 20 tirocinanti, ci sarà un nuovo bando e una nuova edizione che prevedrà l’inserimento di altri 20 tirocinanti.
Ma quali sono le aziende che ospiteranno i ragazzi? La condizione essenziale è che si tratti di aziende sane, che non abbiano licenziato nonostante la crisi e che presentino concrete possibilità di assunzione per il futuro. Sono state così accettate le candidature (ogni azienda, tramite Confindustria, poteva presentare domanda) della Saint Andrews Milano Spa (di Fano) e di altre dieci aziende che lavorano sulle costruzioni con tecnologie evolute, la cui capofila è la Dago Elettronica Srl, sempre di Fano.
Ma esistono davvero queste prospettive di assunzione? L’abbiamo chiesto alla responsabile della gestione del personale della Saint Andrews, Monica Marchetti. E la risposta è stata affermativa. “Da un anno a questa parte l’azienda ha ripreso le assunzioni e sa quanto sia importante investire sui giovani – ha detto la Marchetti – nel mondo dell’artigianato è difficile trovare chi ha le competenze adeguate, se non si sale con la fascia d’età. Per questo è necessario puntare sui giovani, che bisogna formare a questo genere di professioni”.
Non tutti, però, si dicono favorevoli alle “Botteghe di mestiere”. A protestare, infatti, c’è la Cgil Pesaro e la sua responsabile per la formazione Loredana Longhin, che proprio venerdì incontrerà la Commissione regionale per il lavoro per discutere di questa iniziativa. La Longhin ha definito “raccapricciante” il programma delle “Botteghe di mestiere”: “L’idea che i tirocini siano gli unici metodi di impiego lascia perplessi – ha dichiarato la Longhin – il problema vero è che un’iniziativa del genere rischia di legittimare tanti altri tirocini, ma non le assunzioni”. Il rischio, dunque, è quello di “agire al ribasso”, abbandonando le possibilità di assunzioni, fondamentali in un periodo di crisi come questo. “Certo, i tirocini retribuiti sono meglio di niente, ma non basta”, ha concluso la Longhin.