BOSTON – C’è mancato poco, è stata la febbre a salvarlo dalle bombe esplose ieri a Boston, che hanno causato tre morti e 140 feriti. Voleva rimanere lì a vedere gli altri maratoneti arrivare, ma Nicola Sancisi, pesarese, è tornato in albergo subito dopo aver finito la sua corsa: “Non mi reggevo in piedi per la febbre e ho preferito tornare immediatamente a riposarmi”. Se non fosse stato per il virus, Nicola sarebbe rimasto lì, come aveva già fatto il giorno prima al termine di un’altra gara. “Un colpo di fortuna”, l’ha definito Sancisi, raggiunto telefonicamente a in America, dove ancora si trova.
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Nicola è partito col primo gruppo di partecipanti. I maratoneti, infatti, sono stati divisi in tre gruppi che partivano a venti minuti di distanza l’uno dall’altro. Sancisi ha impiegato 3 ore e 26 minuti per completare il percorso. Circa quaranta minuti dopo c’è stata la prima esplosione. “Se fossi partito col terzo gruppo, invece che col primo, avrei rischiato di arrivare proprio al momento dell’attentato”, ha dichiarato Sancisi.
“Io non ho sentito niente, l’albergo si trova a un chilometro e mezzo dal luogo dell’esplosione – racconta – l’ho saputo dai messaggi che ho ricevuto dai miei amici e ho acceso la tv per sentire cosa stava accadendo”. Affacciandosi dalla sua stanza, Nicola ha visto un gran via vai di forze dell’ordine, pompieri e ambulanze. “È intervenuto anche l’esercito”, ha sottolineato il maratoneta pesarese.
La cosa che lo ha colpito di più è stata l’apparente tranquillità della gente per strada. “Mentre polizia e ambulanze correvano avanti e indietro per la città, le persone passeggiavano normalmente sotto l’albergo. Guardandoli, sembrava quasi che non fosse successo niente”.
Sin da subito sembrava chiaro a tutti, in città, che si trattasse di un attentato. Non a caso, le bombe sono state piazzate nel tratto di gara dedicato alle vittime della strage nella scuola di Newtown. L’atmosfera, però, sembra essere più leggera oggi, dopo i controlli a tappeto fatti nella giornata di ieri a tutte le persone presenti in zona. Secondo l’ambasciata italiana, i nostri connazionali non dovrebbero avere problemi a tornare in patria.