URBINO – Urbino guida gli atenei marchigiani per garantire il diritto allo studio anche ai detenuti nelle carceri. A questo proposito il rettore Stefano Pivato ha dato il via alle procedure amministrative per l’approvazione della convenzione tra Università e il garante dei diritti civili delle Marche. La bozza della convenzione dovrà essere approvata da tutti gli atenei della regione che la dovranno firmare di concerto con l’Ombudsman marchigiano.
Una situazione che è stata sbloccata dall’incontro tra Pivato con il Garante Italo Tanoni, l’Università di Urbino è ottimista e spera che presto anche le Marche potranno essere annoverate tra quelle regioni che in Italia garantiscono il diritto all’istruzione universitaria ai detenuti. Molti però sono i problemi da fronteggiare. In primis il problema economico. Infatti, stando all’articolo 44 del DPR 230/2000, le Università dovrebbero facilitare economicamente i detenuti e il personale della Polizia penitenziaria che volessero continuare la propria formazione universitaria.
Un altro problema da affrontare è l’istruzione dei detenuti della 41bis, ovvero il ‘regime di carcere duro‘ previsto per i criminali più pericolosi. Per far convivere la limitata possibilità di comunicare con l’esterno con la necessità di seguire lezioni e fare esami, l’Università e il Garante stanno valutando l’idea di potenziare la teledidattica, ossia lezioni via web. Si stanno valutando metodi per favorire la formazione dei reclusi più pericolosi ed evitare che il canale universitario sia usato per comunicare in modo ‘illecito con l’esterno’.
Un primo passo per le Marche dunque, che così metteranno in pratica l’art.14 della Legge Regionale 23/2008 che dice che l’Ombdusman della Regione
assicura alle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale che siano erogate le prestazioni inerenti la tutela della salute, l’istruzione e la formazione professionale e altre azioni finalizzate al recupero, alla reintegrazione sociale e all’inserimento nel mondo del lavoro secondo quanto previsto dalla normativa regionale vigente
Le procedure sono state avviate sulla falsa riga di quelle regioni italiane che hanno un polo universitario degli istituti penitenziari. Infatti in Veneto, Emilia Romagna e Toscana il diritto allo studio universitario nelle carceri è già garantito.