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Agende rosse ricorda Peppino Impastato, memoria e ‘arte antimafia’

di    -    Pubblicato il 17/04/2013                 
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Salvo Vitale e Gaetano Porcasi

URBINO – “Presente e passato sono due tasselli inscindibili: se vogliamo parlare di mafia e di nuove mafie dobbiamo ricordare i grandi esempi del passato e al contempo tenere un faro acceso sul presente”. E’ per questo che Ettore Marini, coordinatore provinciale di Agende Rosse, ha organizzato un incontro sulla storia di Peppino Impastato, che si terrà oggi pomeriggio alle 17 nell’aula C1 dell’ex Magistero. Nell’incontro di oggi a posizionare quei tasselli della memoria saranno le parole dell’amico e collega Salvo Vitale e la pittura di denuncia di Gaetano Porcasi. Come spiega Marini: “Salvo è la memoria, Gaetano l’occhio sul presente”.

Figlio di un boss di Cinisi, piccolo paese della provincia palermitana, Peppino Impastato ebbe il coraggio di ribellarsi alla propria famiglia e alle logiche della criminalità organizzata. Con alcuni amici fondò Radio Aut, un’emittente di controinformazione, da cui denunciava gli intrighi tra mafia e politica. Il giovane cronista siciliano sarebbe stato assassinato il 9 Maggio del 1978.  Per l’omicidio è stato condannato il  capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti.

Salvo Vitale si muove a fatica tra le vie di Urbino, il peso degli anni grava sulle sue gambe, ma la forza della memoria sembra accendere nei suoi occhi la volontà di giustizia.“Sono trascorsi molti anni- racconta il giornalista- da quando io e Peppino denunciavamo le malefatte dei capimafia di Cinisi attraverso le trasmissioni di Radio Aut. Peppino l’hanno assassinato nel 1978, l’Italia intanto è cambiata ma il filo della memoria non deve e non può estinguersi”.

“Secondo il rapporto di Giornalisti Senza Frontiere- continua Salvo Vitale- oggi l’Italia è al 72° posto per libertà d’informazione. Il dato dovrebbe farci riflettere sulla banalità e sull’omologazione dell’informazione italiana. Nonché sull’assenza di pluralismo”.

L’educazione alla legalità e l’impegno nella lotta alla mafia possono declinarsi in forme diverse: alla penna del giornalista può accostarsi il pennello dell’artista.

Una delle tele di Gaetano Porcasi

Quando il pittore antimafia, Gaetano Porcasi, parla della sua produzione artistica non può fare a meno di definirla come una “pittura di denuncia”. “La mia penna è un pennello, i miei colori sono quelli del sangue”, spiega l’artista. Il suo laboratorio si trova a metà strada tra Cinisi e Corleone, nel cuore della provincia palermitana. Il rosso del sangue e il giallo delle terre aride  dominano i quadri che in questi anni sta portando in giro per il mondo. Le tele di Porcasi sono un viaggio nell’Italia delle stragi e della criminalità.

Alcune delle opere di Gaetano Porcasi sono oggi esposte a Corleone dentro la casa del boss Bernardo Provenzano, trasformata da qualche anno in museo cittadino. L’artista è stato invitato nel 2009 al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia per raccontare di come un pittore può indossare le vesti del cronista e proprio Perugia negli ultimi tre anni è diventata il punto di riferimento per la pittura antimafia.

Il movimento Agende Rosse vorrebbe allestire un’esposizione delle opere di Porcasi anche a Urbino ma pare che il comune abbia preferito rinviare il progetto alla prossima primavera. Intanto grazie a una mostra itinerante dal titolo La storia d’Italia attraverso le stragi, le opere di Gaetano Porcasi approderanno in Brasile.

Oggi pomeriggio verrà presentato anche l’ultimo libro dell’artista: Il tempo, i luoghi , gli uomini. Il volume raccoglie numerose illustrazioni sulla storia e le vittime della mafia ma anche sulle stragi di Stato ed è corredato da biografie e approfondimenti storici curati da Salvo Vitale.

“Dopo le stragi del ’92- conclude Ettore Marini- quella sensazione di ‘emergenza’ che aveva scosso l’opinione pubblica si è affievolita e se oggi vogliamo sensibilizzare i giovani sulle ‘nuove mafie’ non possiamo far altro che tenere vivi il ricordo e la memoria”.

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