La politica spesso attacca la stampa libera, ‘colpevole’ secondo loro di mettere il naso dove non dovrebbe. Frequenti le querele e le intimidazioni, a volte anche fondate. Ma negli Stati Uniti, i senatori dello Stato del Wisconsin hanno fatto un passo ulteriore: hanno colpito con una norma di legge addirittura l’esistenza stessa di un Centro per il giornalismo investigativo, vietandone la collaborazione con l’università.
È successo all’università del Wisconsin che qualche anno fa per permettere agli studenti di entrare in contatto diretto con la professione avevano creato una convenzione con il Centro di giornalismo investigativo della città, un luogo in cui gli alunni avrebbero imparato a usare le armi della professione. Alla felice collaborazione però si è opposto ora il Senato: con un emendamento al bilancio ha imposto all’Ateneo di interrompere i rapporti con il centro.
Il centro era diventato l’anello di congiunzione tra i libri polverosi su cui gli aspiranti giornalisti imparano le regole teoriche e il ritmo frenetico della vita del reporter. Qui gli studenti, vestendo i panni dei giornalisti, cercavano notizie, raccoglievano testimonianze e raccontavano fatti. Fino al 5 giugno: “ I repubblicani- spiega Deborah Blum, insegnante della scuola di giornalismo dell’Università - hanno introdotto nel budget di Stato un emendamento in cui impongono all’Università di non ospitare il centro investigativo nelle sue aule e vieta a tutti gli impiegati di lavorare con loro”.
Il decreto, proposto da un senatore repubblicano, è stato approvato dal Joint Finance Commitee (una sorta di commissione bicamerale economica) è formata da 12 repubblicani e 3 democratici. “I repubblicani dimostrano di non amare il giornalismo investigativo- continua Deborah Blum – non solo hanno votato a favore del decreto ma non ci hanno informati prima di votarlo e, una volta approvato, non hanno voluto giustificare la decisione”.
Tagliare le spese in eccesso: questa sarebbe la motivazione inserita nel provvedimento ma dall’Università ribattono che il centro è un’azienda finanziata con soldi privati e non dipende economicamente dall’Università. “Non ci sono reali ragioni economiche – spiega la Blum – l’Università metteva a disposizione del centro solo qualche aula ma in compenso riceveva un grande apporto in termini di formazione professionale per i nostri allievi”.
Allora perché il Senato si è preoccupato di entrare nel merito dei rapporti tra centro e Università? La risposta, secondo l’insegnante americana, va cercata in una querelle nata tra un senatore repubblicano e i giornalisti del centro. “Un rappresentante repubblicano del comitato- spiega la professoressa Blum- era protagonista di una delle storie trattate da uno dei reporter del centro. Probabilmente non è un caso che proprio lui abbia favorito l’approvazione del decreto.”
Reazioni al provvedimento e alle modalità con cui è stata presa la decisione non sono mancate anche tra le fila dei Repubblicani. Dale Schultz, esponente di vecchia data del partito e noto per le sue posizioni moderate, ha giudicato “estrema” la decisione presa dal comitato. Schultz, commentando le 10 ore di negoziazioni segrete che hanno preceduto la votazione in aula, ha usato parole dure nei confronti dei repubblicani protagonisti della vicenda paragonandoli a Vladimir Putin e Hugo Chavez.
A prescindere dai dissidi interni al partito, ciò che rimane della vicenda è la fine di una collaborazione non solo utile alla formazione degli studenti universitari ma importante per la qualità del giornalismo americano dei prossimi anni. “Che il legislatore decida cosa si possa o non si possa insegnare è una violazione della libertà accademica ma è anche una perdita per lo Stato del Wisconsin- conclude con amarezza Deborah Blum- la Costituzione americana stabilisce la libertà non solo di insegnare ma anche di esprimere le proprie idee. Quel decreto è un’infrazione diretta della nostra libertà e ai principi costituzionali”.