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La news agghiacciante che non avete letto: l’autocritica dei media Usa

di    -    Pubblicato il 17/04/2013                 
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Kermitt Gosnell praticava aborti dal 1972

C’è una storia agghiacciante negli Stati Uniti di cui in pochissimi avevano parlato fino a poco fa e che ora sta scandalizzando l’America: il dottor Kermit Gosnell è stato scoperto nel 2009 a far abortire illegalmente donne incinta di oltre sei mesi, con attrezzature non sterilizzate, riutilizzando gli stessi strumenti e poi uccidendo i neonati spezzandogli il midollo spinale con le forbici. Nessuno ne aveva parlato sui media americani finché due articoli pubblicati online hanno costretto i media a fare autocritica. 

I fatti, come detto, sono del 2009. Nel 2011, esclusa la stampa locale di Philadelphia, a scrivere di questa storia furono solo il New York Times, l’Huffington Post e pochi altri giornali. Senza seguito: da quel momento in poi niente più, fino alla data d’inizio del processo quando solo il NYT, nelle ultime pagine del giornale, e alcune pubblicazioni femministe o pro o contro l’aborto parlarono della vicenda

Niente sui telegiornali delle tre televisioni nazionali più importanti. Il processo è iniziato il 18 marzo scorso. Gosnell, 72 anni di Philadelphia, è accusato per l’omicidio di 7 bambini apparentemente nati vivi e di una donna di 41 anni.

Solo oggi, a quasi un mese dall’inizio del processo, la notizia è arrivata su tutti i giornali, che la mettono in prima pagina e molti giornalisti stanno  cercando di dare motivazioni plausibili per giustificare la scarsa copertura mediatica.

C’è chi dice che il tema è troppo delicato, altri ci mettono in mezzo la politica e qualcuno invece dice che i protagonisti della storia erano donne povere e spesso di colore provenienti dai sobborghi, quindi poco interessanti per le grandi testate nazionali di Washington e New York.

Al di là dei perché, la morale della favola è un’altra: il giornalismo americano è capace di una sana e costruttiva autocritica. La storia di Gosnell ha cominciato a stuzzicare l’interesse nazionale solo dopo che due giornalisti,  Kirsten Powers di Usa Today e Conor Friedersdorf del The Atlantic, hanno fatto mea culpa e hanno affermato e ribadito come la storia fosse degna di interesse nazionale.

Ha iniziato la Powers con un editoriale: “Decapitazione infantile. Feti buttati nei barattoli. Il pianto di un bambino ancora vivo dopo che è stato prelevato dalla pancia della madre durante un aborto. Avete mai sentito parlare di queste ripugnanti accuse? No e non è colpa vostra. Da quando il caso Gosnell è finito in tribunale […] la copertura mediatica è stata molto scarsa mentre invece la storia sarebbe dovuta essere su tutte le prime pagine dei giornali”.

Per la giornalista “non era necessario essere contro l’aborto per trovarlo ripugnante, soprattutto se praticato oltre la scadenza dei termini (20 settimane negli Usa, ndr) o per considerare il caso Gosnell degno di attenzioni. L’assordante silenzio della stampa, prima una forza di giustizia in America, è una disgrazia“.

Allo stesso modo Friedersdorf scrive: “Fino a giovedì (11 aprile, ndr) non avevo mai sentito parlare di questa storia e io sono un divoratore di notizie. Poi ho letto l’editoriale di Kristen Powers e sono d’accordo con lei, cosi ho deciso di scrivere anche io del caso Gosnell”.

Una vera e propria strigliata di orecchie a tutti i colleghi ciechi e sordi davanti a una storia di indubbio interesse nazionale. Molti giornali si sono giustificati dicendo di essere incapaci di scrivere delle atrocità del caso, troppo violento e disgustoso, altri dicono che la vicenda è stata esagerata e strumentalizzata dalla politica.

La lezione però è che, anche se il mondo del giornalismo è complesso e spesso chiuso alle critiche esterne, in America ha dimostrato di potersi auto-controllare e quindi di correggere i propri errori di valutazione con una puntina di onestà. Non è poi così scontato che all’interno dello stesso sistema si alzino voci fuori dal coro che fanno una critica e poi vengono veramente ascoltate, riportando in carreggiata i colleghi ‘ribelli’.  Chissà se il giornalismo italiano ne sarebbe capace.

Due giorni fa, in risposta alla collega, Glenn Harlan Reynoldsha scritto su USA Today: “Scrivo molti editoriali e come tutti quelli che lo fanno spero che qualcuno li legga e poi possa guardare alle cose in modo differente. Ogni tanto succede, come l’editoriale di Kristen Powers sul caso Gosnell. […] La storia ci ha insegnato che i media fanno errori, non solo per come coprono le storie ma anche, e soprattutto, nella scelta di quali storie coprire. Tenetevelo in mente per il futuro. E sperate che, nel momento cruciale, un altro editoriale scritto dalla persona giusta possa rompere di nuovo il silenzio“.

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