URBINO - Lucia Annibali, 35 anni, l’avvocatessa aggredita a Pesaro da un suo ex, è una donna “riservata e tranquilla”. Nata a Urbino, cresciuta tra Gadana e il centro storico, molti la conoscono nella città ducale. Una vita normale: appena iscritta all’università ha iniziato ad apprendere il mestiere paterno nello studio legale di piazzale Gonzaga, mentre si dedicava nel tempo libero allo scoutismo.
Dal 1999, infatti, quando aveva 22 anni, è stata caporeparto degli scout di Urbino, accompagnando nella crescita i ragazzi tra gli undici e i sedici anni. Un ruolo che ha portato avanti fino al 2001. Finiti gli studi di giurisprudenza alla “Carlo Bo”, ha sostenuto l’esame di Stato e si è iscritta all’ordine degli avvocati, esercitando nel foro di Urbino. Due anni fa è andata a vivere a Pesaro.
Single, lo scorso anno aveva avuto una relazione con Luca Varani, l’uomo fermato per la sua aggressione. Un rapporto che lei stessa aveva definito “relazione malata con un collega”.
Gli amici della gioventù, che hanno condotto l’esperienza scout con Lucia, ne parlano come di una ragazza “determinata, una coi piedi per terra e che sa cosa vuole” insomma “una che non ha mai avuto problemi con nessuno e non ha grilli per la testa”.
Anche nel bar di Gadana sono tutti sconvolti dalla notizia di ieri, provano rabbia: “Quando eravamo più piccoli – ci raccontano -frequentavamo lo stesso giro d’amicizie. Lucia è una ragazza simpatica, ogni tanto passava da qui a prendere un caffè e le sigarette quando veniva a mangiare dalla madre e allora si scambiavano quattro chiacchiere, si rideva. Non riusciamo a capacitarci di quanto è successo. E’ una tragedia”.
Commosso per il coraggio e l’onestà intellettuale di Lucia Annibali desidererei farle pervenire alcuni poveri versi che mi ha ispirato la sua nomina a cavaliere al merito da parte del Presidente Napolitano. Spero di farlo tramite il vostro giornale Grazie
A LUCIA ANNIBALI
Nominata da un saggio Presidente
cavaliere a merito dell’Italia,
pesata decisione che ammalia
chi coltiva giustizia nel cuor.
In un tiepido giorno di primavera,
la natura rinverdita e infiorata,
tu, Lucia, rimanesti sfregiata
da sicari ingaggiati a punir.
Il mandante un amore passato
che di te voleva fare una vittima
decisione inumana e illegittima
che codardo lo ha reso e brutal.
Quell’acido sul volto versato
che ti ha sfigurato il sembiante
ha destato la reazione sferzante
che lo sfregio ha mutato in beltà.
Con fierezza hai mostrato il tuo volto
ne hai tratto un’arma di lotta
una mina potente che scotta
sul sentiero dei violentator.
Ora tenti di riavere un tuo volto,
dare luce alla trentenne pupilla,
una maschera che energia zampilla
efficace per ferite arginar.
Se di Pesaro hai svegliato l’orgoglio,
dello Stato proclamata eroina,
il pianeta ti erige a madrina
che a novembre vorrà ricordar.
Questo mese da sempre dei morti
d’improvviso divien di speranza,
delle donne l’atroce mattanza
in appresso poter debellar.
Montalto Uffugo, 25 Novembre 2013
Mario Lo Feudo
Cara Lucia,
devi vivere una vita, felice! Chi ha cercato di cancellarti non ha cancellato la tua voglia, di vivere, il tuo splendido sorriso. Non ti ha tolto gli affetti più cari come la famiglia i tuoi amici, anzi ha contribuito a fa si che il vostro rapporto sia diventato ancora più saldo. Io mi ero permessa già di scriverti per dirti che ammiro il tuo coraggio e ti ringrazio della tua mail in cui mi sostieni. Mi sono rivolta a te perché in te vedo ciò che potrebbe succedere, se qualcuno non ci ascolterà. Nessun tentato femminicidio, questa volta al centro di un assurdo intreccio scaturito da una famiglia interrotta, da una relazione finita, c’è un uomo che si sente minacciato da un altro uomo. E’ il grido disperato di una famiglia, è la storia di un uomo finito nel mirino del nuovo compagno della sua ex. La storia si protrae da circa un anno e mezzo. Da una parte un uomo, dall’altra il nuovo compagno della ex, già noto alle forze dell’ordine. Una storia fatta di minacce di morte, aggressione con arma da taglio, interventi delle forze dell’ordine sul luogo di lavoro e nell’abitazione, ci sono stati danni materiali, pedinamenti, aggressioni verbali giornaliere, le querele sono l’unico modo per provare a farci sentire. Chiedo come uscire da questo tunnel, perché il rispetto ci viene negato, la dignità calpestata. Questo uomo non viene ascoltato, nonostante abbia gridato in ogni modo che questa persona da un anno e mezzo a questa parte lo rende oggetto di continue minacce, e che ogni giorno è costretto a valutare ogni iniziativa e spostamento e per tale motivo condiziona pesantemente la sua vita. Cosa dobbiamo fare? Questo è ciò che continuiamo a chiederci? E’ forse perché è un uomo…!
Sandra da Pesaro