PESARO – “Finalmente io e la mia famiglia torniamo a respirare”. Lo ha detto con gli occhi lucidi di commozione Lucia Annibali, una volta seduta davanti ai giornalisti per la conferenza stampa di chiusura del processo. Al termine di otto ore di udienza, quando il giudice ha emesso la sentenza di condanna: 20 anni per il suo ex fidanzato, Luca Varani, 14 per entrambi gli esecutori materiali dell’aggressione.
“C’è sicuramente la soddisfazione, ma anche la tristezza – continua l’avvocatessa – non c’era bisogno di arrivare a tanto” e porta le mani al volto, fronteggiando le domande dei giornalisti che aveva preferito evitare fino all’ultimo. “È giusto che chi ha commesso questo scempio sia punito e nel modo in cui la giustizia e il giudice hanno ritenuto adeguato, ma l’importante è che io e la mia famiglia stiamo bene. Il resto è un premio al lavoro che è stato fatto per arrivare alla condanna. Il mio incubo è finito un anno fa”. Lucia si riferisce ai momenti dopo le prime operazioni chirurgiche: il primo quando ha riacquistato la vista e l’altro quando è riuscita a rimettersi in piedi.
La Annibali si fa forza e guarda avanti. “A breve –dice- dovrò sottopormi a un altro intervento per ricostruire al massimo il mio viso. Per il futuro voglio vivere una vita che mi renda felice, serena, poi pian piano maturerò le mie scelte. Finora non ho avuto molto tempo per pensare a me stessa e per godermi questa vita riconquistata”.
Una vita distrutta lo scorso aprile quando un estraneo incappucciato era uscito dalla sua porta di casa, aggredendola con l’acido. Poi la scoperta che il mandante poteva essere l’uomo che una volta lei amava. Eppure l’avvocatessa ha detto di provare solo sentimenti positivi, anche verso Luca Varani: “Non provo né rabbia né rancore, l’ustione mi ha insegnato a essere ottimista, perché quando ti tolgono tutto la vita ha un sapore diverso”.
Un processo senza testimoni che è andato avanti per circa un mese e che Francesco Coli, avvocato della famiglia Annibali, ha definito “particolarmente difficile, perché in concreto prove, confessioni, persone che potessero avere visto quel gesto non c’erano”. L’avvocato ha sottolineato anche come tutto fosse ulteriormente complicato dal fatto che “due imputati si sono sempre avvalsi della facoltà di non rispondere e l’altro ha sempre negato tutto – riferendosi a Luca Varani – e quando ha ammesso l’indispensabile lo ha fatto con meccanismi che cercavano di sviare l’accusa”.
Oltre alle condanne penali, il giudice ha stabilito anche un risarcimento economico. “I danni – ha dichiarato Coli – saranno liquidati definitivamente in una sentenza civile che inizierà dopo quella penale. Per il momento 800 mila euro di provvisionale per Lucia e 75 mila per ciascuno dei familiari. Il problema – conclude l’avvocato – è che Varani questi soldi non li ha e tantomeno gli albanesi”.
Un indennizzo quindi non solo per Lucia ma anche per i suoi familiari che hanno vissuto con lei il dramma. “Non c’è niente che potrà ripagare me la mia famiglia e le persone che mi vogliono bene per il dolore che abbiamo vissuto – ha dichiarato Lucia- mi sono fatta forza anche e soprattutto per loro, per non farli travolgere da questo dramma. Mi hanno dato molto sostegno e aiutata anche i medici dell’ospedale di Parma”.
Chiusa la conferenza stampa, Lucia guarda a sinistra e incontra i visi delle amiche che hanno trascorso tutta la giornata con lei, sostenendola e condividendo ogni istante dell’attesa. Un sorriso lei, qualche lacrima loro. L’avvocatessa se ne va, come ha detto lei stessa, a cena con gli amici: “A casa”.