PESARO – “Le parole non sono suoni e feriscono più delle armi soprattutto quando riguardano i minori”. In questa frase si riassume il pensiero del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino, intervenuto ieri a Pesaro all’incontro “La violenza mediatica sui minori” organizzato de sette club Lions (Pesaro Host, Pesaro Della Rovere, Gabicce Mare, Fano, Urbino, Pergola e Senigallia) nel Salone Metaurense della Prefettura.
L’evento, moderato dal presidente dei Lions club Gabicce Franco Elisei, è stato un’occasione per parlare dei limiti e degli eccessi di cronaca nelle vicende che coinvolgono i minori e allo stesso tempo delle insidie che si trovano involontariamente di fronte ogni volta che guardano la tv o che accedono a un social network. Per parlare di questi temi, oltre a Enzo Iacopino, sono intervenuti relatori di spicco come il presidente dell’Associazione stampa estera Maarten Van Aalderen, una componente dell’ Autorità garante per la protezione dei dati personali Licia Califano, la direttrice dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Lella Mazzoli e la giornalista Miela Fagiolo D’Attila.
“L’idea che abbiamo di violenza è sbagliata – spiega Enzo Iacopino – noi pensiamo a essa solo come una cosa fisica tralasciando tutto ciò a cui un minore è sottoposto quando lo si lascia in balia della tv o di un altro mezzo di comunicazione. Il dovere del giornalista - continua il presidente – è quello di coniugare il rispetto per la verità con il rispetto delle persone, specialmente quando si parla di minori”.
È proprio per la loro tutela, infatti che nel 1990 il dovere di cronaca trova una precisa autoregolamentazione nella Carta di Treviso, un protocollo firmato dall’Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro per disciplinare i rapporti tra l’informazione e l’infanzia. Il documento che impone di “mantenere l’assoluto anonimato di bambini e bambine che potrebbero essere danneggiati dalla notorietà per atti di cui non sono responsabili” nasce per i minori “indifesi” anche davanti a violenze verbali ed è stato considerato un modello da imitare e adottare a livello internazionale tanto da essere presentato all’ Onu nel 2009 dall’ambasciatore italiano alle Nazioni unite Cesare Maria Ragaglini.
La Carta di Treviso è un lavoro ammirato da tutto il mondo, ha confermato l’olandese Maarten Van Aalderen: “I giornalisti italiani dimostrano una sensibilità maggiore verso temi come quello della tutela dei minori, negli altri paesi non è così. La privacy in Olanda ha delle regole molto ferree ad esempio i nomi delle presone non vengono mai scritti per esteso ma puntati con le iniziali, però per i minori non ci sono tutte queste tutele come ci sono in Italia”.
Ma ultimamente qualcosa sembra cambiare anche all’estero. “Da quando la Carta di Treviso è stata presentata all’Onu – continua il presidente dell’Associazione stampa estera – anche in Olanda si è cominciato a parlare della salvaguardia dei minori, è un vanto per voi italiani che prima di tutti avete avuto questa sensibilità”.
Quando si parla di violenza mediatica sui minori bisogna anche pensare agli effetti prodotti dalla rete ovvero a tutto ciò che gira intorno al mondo di internet e dei social network. Soprattutto per i giovani d’oggi che sono nativi digitali il controllo del genitore non basta e serve quindi una coscienza maggiore per chi lavora on line. Essi infatti devono ricordare che in rete i contenuti sono fruibili a tutti, minori compresi. Per Lella Mazzoli “parlare di rete e giovani generazioni vuol dire concentrare l’analisi su come si formano le loro menti e la loro conoscenza e che sarà poi la futura opinione pubblica. I giovani sono quindi particolarmente esposti a tutto ciò che passa nella rete più di quanto ricevono dai media mainstream è per questo che è di fondamentale importanza tutelarli dalle violenze mediatiche”.
Durante la conferenza è stato proiettato il video “Eccesso di cronaca” di Martina Manfredi e Nadia Ferrigo, studentesse dell’ Ifg di Urbino che l’anno scorso hanno vinto la seconda edizione del premio Carta di Treviso promosso dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il servizio mette a confronto le storie di due ragazze minorenni uccise sfruttate morbosamente dalla tv, quella di Sarah Scazzi e quella di Marta del Castillo.