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“I cittadini chiedono, lo Stato non risponde”: rapporto sull’accesso all’informazione in Italia

Si chiama “The silent state” ed è il primo rapporto sullo stato dell’accesso all’informazione in Italia. Presentato lo scorso 25 aprile al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, lo studio – realizzato (in inglese) dall’associazione Diritto di sapere - raccoglie i dati della prima rilevazione sul campo mai effettuata in Italia della capacità di cittadini e media di richiedere e ottenere informazioni da Comuni, Regioni, Ministeri e altre istituzioni pubbliche. Lo scopo del rapporto è mettere l’Italia a confronto con altri Paesi in cui sono in vigore leggi come il Freedom of information act (Foia).

Base del rapporto sono state 300 richieste di accesso agli atti della pubblica amministrazione inviate, tra il gennaio e il marzo 2013, da 33 persone a più di 100 enti e pubbliche autorità.  I risultati, sintetizzati nello slogan “I cittadini chiedono, lo Stato non risponde” sono allarmanti. Nel 73% dei casi le richieste di dati e informazioni -avanzate sulla base della legge italiana che regola l’accesso agli atti (numero 241 del 7 agosto 1990) – non sono soddisfatte e il 65% di queste non ha nemmeno ricevuto risposta entro i 30 giorni previsti dalla legge. Per quanto riguarda invece le risposte ottenute, solo nel 13% dei casi queste sono state valutate come “pienamente soddisfacenti”.

Il rapporto evidenza anche come il nuovo “Decreto Trasparenza”, in vigore dallo scorso 20 aprile e definito da alcuni il “Foia italiano”, non possa assolutamente essere considerato tale poiché – si legge nel rapporto – “prescrive solo misure per la comunicazione proattiva, lasciando intatta la regolamentazione corrente per l’accesso ai dati”.

SCHEDA Cos’è il Foia e cosa abbiamo in Italia di L. PELLEGRINI

Per tutti i cittadini e giornalisti italiani dovrebbe essere più semplice esercitare il proprio diritto di accesso il cui livello di applicazione è stato finora bassissimo: appena il 27%. Causa di questo dato, oltre alla mancanza di trasparenza e alle reticenze delle pubbliche amministrazioni, anche la scarsa abitudine di giornalisti e cittadini a far valere i propri diritti e, soprattutto, a usare i canali “legali” per ottenere informazioni.

In Italia, infatti, se sei un giornalista, o un semplice cittadino, e vuoi conoscere i dettagli delle spese per la ristrutturazione dell’ospedale della tua città o della modernizzazione della scuola che frequenta tuo figlio, invece di presentare una richiesta di accesso, generalmente, porti una scatola di cioccolatini all’impiegato di turno. Vanificando così il principio stesso su cui si fonda il diritto di accesso all’informazione: quello che le istituzioni rappresentano i cittadini e sono finanziate con i soldi dei contribuenti. I cittadini hanno perciò il diritto di conoscere come viene usato il potere che delegano e come viene speso il denaro che gli affidano.

Per sensibilizzare e aiutare giornalisti e cittadini nell’esercizio dei propri diritti l’associazione Diritto di sapere ha presentato, inoltre, la seconda edizione del manuale LegalLeaks. “Guida rapida all’accesso per cittadini e giornalisti indaffarati”, il manuale vuole essere un prontuario chiaro e dettagliato per chiunque voglia avanzare una richiesta alla pubblica amministrazione. Come redigerla, a chi inviarla, quanto aspettare, come fare ricorso: sono solo alcune delle domande a cui il manuale – disponibile gratuitamente nel sito dell’associazione (scarica il pdf) – risponde.

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