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De Gregorio sul ‘caso Boldrini': “Si parla di censura ma mai di violenza”

URBINO – Cosa può raccontare il Paese meglio di un caso concreto? L’incontro conclusivo del festival del giornalismo culturale  si è concentrato intorno a quello che lei stessa ha definito “Il caso Boldrini”. Concita De Gregorio, giornalista di Repubblica ed ex direttrice de L’Unità, inizialmente invitata per discutere del suo libro “ Io vi maledico”, ha fornito la sua lettura su un tema di attualità scottante, che chiama in causa il ruolo dei media e la loro funzione civile. In un paese dove la violenza di genere è all’ordine del giorno, in tutte le sue forme, dare delle regole al comportamento sul web è da considerarsi censura?

VideoConcita De Gregorio: “Giornalista deve parlare alla testa e al cuore della gente” 

Il moderatore Marino Sinibaldi, giornalista di Radio3Rai introduce l’argomento della violenza  : “Come si raccontano nel paese le aggressioni e le minacce subite dalle donne?”. Concita De Gregorio si è subito soffermata sugli attacchi subìti via web dal Presidente della Camera.

 “Il caso Boldrini, che sarà studiato nelle scuole di giornalismo nei prossimi anni, pone due temi cruciali: la violenza sessista e la sua perpetrazione su internet”. Laura Boldrini ha detto di sentirsi minacciata da quando è stata eletta Presidente della Camera. Ma dal 12 aprile quando, in visita alla sinagoga di Roma, ha espresso la sua soddisfazione per l’applicazione della legge Mancini (che condanna duramente gli insulti razzisti), le minacce nei suoi confronti si sono aggravate e sono aumentate, nel numero e nella pesantezza.

“Le violenze verbali contro le donne assumono un lessico specifico, a prescindere che si tratti di personaggi pubblici. Laura ieri ha mostrato quattro risme di fogli contenti insulti: migliaia di persone contro una sola. È  la prima volta  che le minacce su internet nei confronti di una donna, di un Presidente della Camera raggiungono una tale dimensione”. 8537 persone hanno agito attivamente per minacciare e insultare Laura Boldrini.

La giornalista di Repubblica incalza: “Ma come si fa a denunciare tutte queste persone? Il caso è mediatico, perché novemila individui sono una piccola comunità e perché ci si continua a chiedere: bisogna parlarne o no? Laura Boldrini ha deciso di  rendere pubblico il caso perché mi ha detto: c’è bisogno di sdoganare il lessico”.

“Ma come controllare questo aspetto nel web senza censura? Che ruolo hanno avuto i media nel presentare il caso? Purtroppo il tema della violenza di genere è passato totalmente sotto silenzio e i più hanno gridato contro la censura del web. Ma, come mi ha detto Laura, è necessario affrontare il problema per formulare strumenti adeguati e combatterlo”.

Marino Sinibaldi, moderatore dell’incontro, ha posto una seconda domanda. “É un paese rissoso questo?”

“Ci manca la categoria della controversia- ha proseguito l’ex direttrice de l’Unità- È un paese d’indiani e cowboy , ognuno difende con violenza le proprie posizioni. Abbiamo completamente perso la capacità di ascolto: è come se ognuno avesse l’esigenza di uno spettatore, non di un interlocutore. Così finisce il dialogo ed esistono i soliloqui. I talk show mostrano perfettamente queste dinamiche.”

Nella sua veste di giornalista e partecipante, Concita de Gregorio ha illustratole regole dell’arena televisiva, dove “Chi ha ragione ammutolisce di fronte ad aggressivi gladiatori. Dalla mancanza di dialogo nasce il germe che ha corroso il nostro sistema, in cui lo scollamento tra classe politica e cittadinanza, mai ascoltata, tocca i massimi livelli. Inneggiare alla democrazia diretta significa il fallimento di quella rappresentativa”.

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