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Giocare con serietà: la nuova sfida degli inserti culturali

“La vivace stagione degli inserti culturali”

URBINO – Pomodori, cotolette cotte male ma firmate Dolce e Gabbana, water dell’aeroporto di Amburgo con una mosca disegnata al loro interno: sembrano notizie utili per riempire i vuoti dei menabò, mentre sono pezzi delle nuove frontiere del giornalismo. Gli inserti culturali, cui oggi è stata dedicata una delle sei conferenze al Legato Albani, devono essere “autorevoli, ma anche giocosi – ha sottolineato Armando Massarenti, de IlSole24Ore – perché la cultura è continuazione del gioco”, capacità di coniugare i saperi con la ludicità.

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Una capacità non da giudicare come forzata apertura ad argomenti più bassi a causa delle sempre meno copie vendute, ma piuttosto da leggere al contrario, come spinta positiva contro l’autoreferenzialità che sta uccidendo il giornalismo culturale. Lo ha detto Roberto Danese, docente della Carlo Bo, riprendendo la lectio di Piero Dorfles che ha aperto la giornata di oggi, e lo ha ribadito Christian Raimo, scrittore e professore di storia e filosofia in un liceo romano.

“Parliamo solo tra di noi – ha sottolineato Danese – ghettizzandoci e impedendo un dialogo aperto con la gente”, mentre Raimo ha inserito l’autoreferenzialità tra le quattro malattie tumorali del giornalismo culturale, assieme all’ufficiostampizzazione, alla narrativizzazione e all’anticipazionismo. Questa è la più insensata, perché “un libro, a differenza di molti altri beni di consumo, è anticiclico”. Il confronto improvvisato da Raimo è tra un ipad e il romanzo di Moby Dick: se il valore del primo tra pochi mesi sarà diminuito, quello del secondo è aumentato nei secoli. Far leva su questo aumento di valore deve essere la nuova sfida dei giornalisti dediti alla cultura, in modo da “sfruttare competenze accademiche trasversali come l’analisi dei testi, senza far prevalere l’impressionismo”.

Il senso delle parole di Raimo è il vettore, l’anello di congiunzione tra i quattro interventi di questo incontro dal titolo “La vivace stagione degli inserti culturali”, per ricordare come la stagionalità della cultura sulla carta stampata, e non solo, debba essere piuttosto un continuum in eterna evoluzione. Fare giornalismo culturale è capacità di “resistere all’aria del tempo, migliorandone la qualità”. Lo ha detto Luca Mastrantonio dal Corriere della Sera, ricordando come “lo spazio culturale dovrebbe sempre essere abitato attivamente, affinché le lucciole di cui parlava Pasolini possano tornare tra i giornali”.

Ma come? Ad esempio twittando per raccontare in modo nuovo il naufragio del Titanic, o raccontando in versi episodi vissuti in Siria, come nei reportage di Franco Targhetta. Mai, invece, come nelle interviste di De Benedetti, “freelance de Il Giornale che se le inventava di sana pianta” – ricorda Raimo – e mai come la bufala di Gramellini a “Che tempo che fa”, dopo il danneggiamento del reattore nucleare di Fukushima nel 2011. Un vecchio operaio senza figli ammalatosi dopo essere andato a spegnere il reattore era in realtà il sindaco di un comune giapponese. Due esempi citati da Raimo per sottolineare come avvicinarsi alla ludicità non significhi rinunciare alla serietà e al fact checking troppo spesso assente nel giornalismo culturale.

Un giornalismo che deve imparare a godere dei cambiamenti, “a sfruttare l’informalità, il fatto che siamo tutti culturalmente bulimici e che sappiamo sempre più gestire compiti non finiti”. Tutto questo affinché si esca “da uno spazio tradizionale che rischia di soffocare”, come ha affermato Danese. Questo docente della Carlo Bo sogna classi di studenti che conoscano gli inserti culturali ed edicolanti che la domenica sappiano vendere la Lettura a chi chiede il Corriere della Sera. Uscire dallo zoccolo duro dei lettori tradizionali, aprirsi alle nuove tecnologie non per fare una fallimentare copia del cartaceo, ma come spazio nuovo e interattivo, dire no ai finti dibattiti e mai alle marchette, giocare senza mescolarsi alla stupidità: realizzare tutto questo è la grande aspirazione del giornalismo culturale italiano.

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