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Ius soli, la Kyenge ai ragazzi: “Capisco la vostra rabbia”. Fuori dal teatro scritta razzista di Fn

La consegna della cittadinanza onoraria. Al centro, la ministra Kyenge

PESARO – “Un milione di persone in Italia non ha la cittadinanza. Dobbiamo combattere gli stereotipi. Come dice Martin Luther King, dobbiamo imparare ad andare oltre il muro della paura”. Chissà se Cecile Kyenge, quando lavorava come badante per pagarsi gli studi in medicina, immaginava che sarebbe ritornata a Pesaro, la città dove vive sua sorella, da ministro per l’Integrazione. Oggi, ad attenderla non c’è solo la sua famiglia, ma 570 studenti provenienti dalle principali scuole pesaresi. A ottanta di loro, ragazzi nati in Italia da genitori immigrati, il ministro ha consegnato la cittadinanza onoraria.

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Sotto un cielo che promette pioggia, i bambini e i ragazzi entrano nel teatro Rossini e prendono posto ordinatamente sulle poltrone rosse. Monica, 14 anni, è seduta in ultima fila. Segue con attenzione ogni movimento che avviene sul palco. Sa che tra poco entrerà il ministro e consegnerà anche a lei la cittadinanza onoraria: “Sono nata a Parma e i miei genitori sono cinesi. E’ un onore per me essere qui”, dice sorridendo.

L’INTERVISTA “Le seconde generazioni sono la migliore Italia”

Dopo qualche minuto di attesa, Kyenge sale sul palco accompagnata dal presidente della provincia di Pesaro-Urbino, Matteo Ricci, e il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli. La cerimonia si apre sulle note dell’inno di Mameli: tutti si alzano in piedi per cantare l’inno d’Italia. Poi la parola passa a Jurgen, un bambino undicenne di origine albanese: “Io mi sento italiano anche se non ho la cittadinanza e ai mondiali tifo sia per l’Albania che per l’Italia”, dice convinto. Poi si gira verso il ministro e per l’emozione sbaglia a pronunciare il suo nome. Il pubblico lo incoraggia con un applauso. Accanto a lui, c’è la sua compagna di giochi, Annaluna, che afferma: “Jurgen parla italiano meglio di molti altri”.

Poi interviene Matteo Ricci: “Questi ragazzi crescono con i nostri figli, perché non dovrebbero avere gli stessi diritti?”, domanda il presidente. Concorda con lui anche il sindaco Ceriscioli che ricorda come Pesaro sia sempre stata una città aperta agli altri.

Finalmente la parola passa a Kyenge che fa un discorso appassionato e coinvolgente rivolto ai ragazzi presenti. “Conosco la vostra rabbia, la delusione che provate quando qualcuno storpia il vostro nome o si stupisce perché parlate bene l’italiano”, dice il ministro. “Bisognerebbe andare oltre il muro della paura e giudicare gli altri non per il colore della loro pelle, ma per le persone che sono, per quello che fanno, come diceva Martin Luther King”, continua. “Voi però dovete impegnarvi,  innamorarvi della nostra Costituzione e studiare. Solo così potete dimostrare quanto valete. L’Italia ha bisogno di voi”.

I ragazzi salgono sorridenti sul palco e ricevono dalle mani del ministro l’attestato di cittadinanza onoraria e la maglia azzurra dell’Italia. Durante la cerimonia gli studenti del liceo scientifico musicale di Pesaro cantano la canzone “La tua libertà”, ispirata ai canti degli schiavi africani portati in America. Alla fine dell’evento Kyenge risponde alle domande del Ducato: “Non sono io a chiedere lo ius soli, ma è la società”.

La scritta di Forza Nuova davanti a Teatro Rossini (foto Pu24.it)

A rovinare la giornata è stata lo striscione che questa mattina il partito di estrema destra Forza Nuova ha appeso davanti all’entrata laterale del teatro che riportava la scritta “L’immigrazione uccide”. Inoltre, mentre si svolgeva la cerimonia, la Lega Nord ha organizzato in piazza del Popolo un picchetto di protesta contro la riforma dello ius soli e per il mantenimento del reato di clandestinità.

Il ministro non cade nella provocazione: “Questi ragazzi sono la risposta, rappresentano l’Italia migliore. Oggi la festa è dedicata a loro. Basta guardarsi intorno. Fare un giro tra le strade, le scuole, gli ospedali per vedere come l’Italia sia cambiata. Un milione di ragazzi aspetta la cittadinanza. Il nostro Paese non deve avere paura di loro”.

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