URBINO – Centoventicinque euro di debito gli sono valsi una pesante condanna. È quello che è successo a Marco Iodio, un uomo di Acqualagna che, per non pagare due piccoli debiti con due concittadini, aveva denunciato nell’ottobre del 2010 lo smarrimento di 8 assegni. Un’ingenuità che però stamattina gli è costata una condanna per calunnia a un anno e 7 mesi di reclusione e al risarcimento delle spese processuali. La pena è stata sospesa con la condizionale.
L’uomo aveva firmato due assegni postdatati di 75 e 50 euro, rispettivamente a Corrado Fraternali e Luciano Borghesi, con la data del 15 ottobre 2010. Il 13 ottobre, però, Iodio denunciò lo smarrimento di alcuni assegni tra i quali i due destinati a Fraternali e Borghesi che, andando a incassare alla data di scadenza, non poterono avere i soldi pattuiti.
Iodio, che ha testimoniato stamattina davanti al giudice Paolo Cigliola e al pubblico ministero Catia Letizi, ha detto di aver emesso quegli assegni per coprire i debiti del padre. La famiglia Iodio versava, infatti, in condizioni economiche critiche con una ditta di autodemolizione in fallimento e con l’abitazione all’asta.
Di parere diverso invece Fraternali, secondo il quale si trattava di debiti personali di Marco Iodio, cliente abituale della stazione di servizio nella quale Fraternali lavora. In seguito alla denuncia di smarrimento degli assegni Iodio ha poi restituito direttamente la somma a Fraternali mentre il debito con Borghesi è stato colmato dal padre.
Secondo l’avvocato della difesa, Erika Grossi, non c’era alcun intento fraudolento o calunnioso. Ma il giudice non ha condiviso la posizione della Grossi, condannando l’imputato.