URBINO – Da qualche tempo è in corso nel nostro paese una caccia al tesoro tutta particolare. Anche il Montefeltro è diventato terreno di gioco. I partecipanti sono accomunati dal fatto di essere ammalati e l’ambito premio non è altro che il rimedio per le loro patologie. Peccato che sempre più spesso la medicina di cui si ha bisogno risulti non disponibile o che, per trovarla, sia necessario girare di farmacia in farmacia sperando di scoprire la scatoletta di pasticche o la pomata tra le giacenze invendute.
È così che medicinali per il colesterolo, come il Simestat e il Crestor, o importanti antiepilettici come il Keppra sono diventati merce rara nella città ducale: i magazzini sono vuoti e non è dato sapere quando riprenderanno le consegne. Ai malati non resta che prendere parte alla caccia al tesoro.
Ad aiutare i cercatori ci sono i farmacisti che frugano tra gli scaffali e nei sistemi telematici per trovare ciò che all’improvviso sembra scomparso dal mercato, ma anch’essi assistono impotenti alla crescente penuria. Un fenomeno su scala nazionale, certo, ma che anche nel nostro territorio fa sentire i suoi effetti. “Siamo molto arrabbiati – racconta Elisa Pretelli, responsabile della Farmacia Comunale di viale Comandino – sempre più tipologie di farmaci stanno diventando irreperibili: ciò crea un grosso disagio per noi farmacisti e soprattutto per i pazienti”.
Uno degli ultimi “oggetti del desiderio” è l’Onco-Carbide, utilizzato per la cura della leucemia mieloide e della trombocitemia essenziale. Da sempre facilmente reperibile, negli ultimi mesi è letteralmente scomparso dagli scaffali entrando nella lista dei farmaci fantasma. “Ho saputo che i grossisti – spiega Vincenzo Ricciarelli, titolare dell’omonima farmacia in centro – hanno appena ricevuto un centinaio di confezioni. L’ultima spedizione, però, risaliva a settembre: per tre mesi la casa madre non ha rifornito i distributori e noi siamo rimasti senza scorte”.
L’Onco-Carbide viene considerato un salvavita e non esiste un farmaco equivalente: “Non ce l’abbiamo in magazzino – ammette Antonio Lamedica, della farmacia di Piazza della Repubblica – ma è solo uno dei tanti che non riusciamo a trovare. Questi medicinali sono diventati oggetto di migrazione: bisogna avere la fortuna di scovare delle giacenze da qualche parte”.
Solo in due farmacie di Urbino, la Comunale e la Nuova, è possibile trovare l’Onco-Carbide e in entrambi i casi si tratta di confezioni rimaste invendute. Altre quattro sono in dotazione alla farmacia Fusconi di Fermignano: “Ne abbiamo vendute 28 nel 2012 – spiega Carla Fusconi – quest’anno solo 14. L’ultimo cliente risale ad agosto, ma sappiamo che al momento non risulta disponibile per l’ordinazione”.
Ma di chi è la colpa? Tutti sono d’accordo nel puntare il dito contro l’esportazione parallela: il prezzo di alcuni farmaci, in Italia, è più basso che nel resto d’Europa e dunque diventa economicamente vantaggioso fare incetta da noi, distraendo però grosse partite dal mercato interno. “È un problema molto serio – dice Antonio Lamedica – finché non si interviene, la penuria di medicinali non potrà che aumentare. La Corte di Giustizia europea ha legittimato la pratica dell’esportazione parallela: c’è chi viene in aereo in Italia per comprare i farmaci che gli hanno prescritto, ma ci sono anche grossi magazzini passati in mano a società estere che acquistano grosse quantità. Serve un prezzo standard europeo per evitare speculazioni”.
La brama di arricchirsi con la plusvalenza porta poi a uno scaricabarile tra case farmaceutiche e grossisti, ormai abituati al gioco del sospetto: “Gli stessi produttori – sottolinea Vincenzo Ricciarelli – decidono di contingentare alcuni farmaci per evitare che grosse partite finiscano all’estero: in questo modo si creano problemi di distribuzione e i malati rimangono senza medicine”.
Fortunatamente esistono espedienti per arginare il fenomeno: “Noi farmacisti – spiega Lamedica – siamo collegati a sistemi informatici che permettono di rintracciare le giacenze dei medicinali. Così ci aiutiamo a vicenda nel caso in cui un collega sia sprovvisto del farmaco richiesto. Diciamo però che è solo un modo per barcamenarci”. Non sempre, infatti, la cura è a portata di mano: “Ho dovuto spedire una pomata oftalmica a Cento, in provincia di Ferrara, perché non si trovava da nessuna parte – continua il farmacista – eppure la legge prevede che i grossisti debbano custodire un assortimento dei medicinali registrati”. Una norma che evidentemente trova poca applicazione, almeno nel caso della Spiriva: la confezione di questo broncodilatatorio ( più vicina a Urbino, secondo il sistema telematico, si trova in una farmacia di Verona.
MIA SORELLA, CHE SOFFRE DI ANEMIA FALCIFORME, DA UN PAIO DI SETTIMANE HA DIFFICOLTA’ A TROVARE L’ONCO CARBIDE A GELA. MA A CHI DOBBIAMO RIVOLGERCI?