URBINO – Hanno imparato l’italiano, seguito i corsi dei docenti urbinati volati fino al Camerun, sostenuto gli esami. Ora sono pronti per venire in Italia, dove li aspetta un anno e mezzo di studi prima della laurea magistrale. I biglietti aerei sono stati comprati, l’arrivo è previsto il 20 febbraio. Ma i soldi per ospitare i nove studenti africani a Urbino al momento non ci sono. L’Università sta facendo una corsa contro il tempo per trovarli. E spera nel soccorso di Federfarma e della Regione.
Il progetto che porterà in Italia gli aspiranti farmacisti camerunensi è nato dalla collaborazione tra le università italiane di Urbino e Camerino e quella camerunense di Dschang. La prima parte del protocollo siglato dai tre atenei è già stata completata: venti studenti di farmacia, dopo aver ottenuto la laurea triennale e superato un test, tra il 2012 e il 2013 hanno frequentato i corsi dei docenti arrivati dall’Italia, che hanno raccontato la loro esperienza su un blog.
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Tre ragazzi si sono ritirati mentre gli altri 17 hanno sostenuto sei esami in meno di tre mesi, frequentato lezioni dalla mattina alla sera. Dopo la partenza dei professori a febbraio 2013 e durante tutta l’estate, hanno studiato l’italiano e ora sono pronti per completare in Italia il loro percorso di studi. Nove di loro saranno accolti dall’Università di Urbino e otto da quella di Camerino: frequenteranno regolarmente i corsi assieme agli studenti italiani, sosterranno gli ultimi otto esami e faranno un tirocinio di sei mesi. L’obiettivo dell’intero percorso è la laurea magistrale in Farmacia, che i ragazzi dovrebbero riuscire a conseguire entro l’estate del 2015. Per il soggiorno in Italia gli studenti, ovviamente, avranno bisogno di un sostegno economico. Al momento, però, tutti i soldi che erano stati investiti nel progetto sono terminati.
La necessità di trovare nuovi fondi è legata non solo all’arrivo dei 17 aspiranti farmacisti, ma anche a tutti gli altri aspetti e obiettivi del progetto. Al momento, a Dschang, altri docenti italiani stanno tenendo corsi di Farmacia a un secondo gruppo di 14 studenti camerunensi, con l’obiettivo di garantire anche a loro il soggiorno e la laurea in Italia. Il progetto di collaborazione tra gli atenei italiani e quello camerunense ha avuto un riscontro talmente positivo che un’altra università dello stato africano si è mostrata interessata al programma. Si tratta dell’ateneo cattolico di Bamenda, nel nord ovest del paese.
Finora il progetto è stato finanziato grazie a contributi pubblici e privati. “Il Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ndr) ha stanziato 50.000 euro, che però ora sono finiti – spiega il preside della facoltà di Farmacia di Urbino Orazio Cantoni – mentre i club Rotary 2090, soprattutto quello di San Benedetto del Tronto e la Rotary Foundation, hanno investito in progetti e strutture da realizzare in Camerun e grazie ai loro contributi all’università di Dschang è stato creato un laboratorio di didattica ed è in corso l’allestimento di una rete wireless”. Ora Cantoni sta lavorando in prima persona per cercare i fondi mancanti tramite canali pubblici e privati. “Dato che gli studenti camerunensi dovranno fare un tirocinio di sei mesi nelle farmacie marchigiane sarebbe già una vittoria importante se queste potessero prendersene carico, Per questo incontrerò presto i rappresentanti regionali degli ordini professionali e della Federfarma”. Anche sul fronte pubblico Cantoni spera di trovare appoggio nelle istituzioni: “C’è da parte di tutti noi, e anche della regione Marche, la volontà politica di trovare delle soluzioni, che però non si sono ancora concretizzate in provvedimenti definitivi”.
La realizzazione di un percorso di laurea riconosciuto in Italia, ma portato avanti per metà nel nostro paese e per metà in Camerun, ha ricevuto persino i complimenti del capo di Stato Giorgio Napolitano. “Il Presidente Napolitano mi ha pregato di rappresentarLe il Suo apprezzamento per questa importante iniziativa di cooperazione scientifica ed umanitaria – scrive il consigliere diplomatico del presidente Stefano Stefanini, in una lettera del 28 marzo 2012 – Questo progetto avrà certamente un positivo impatto sulla realtà sanitaria locale e potrà attivare nuove collaborazioni e contatti accademici e scientifici a livello internazionale”.