URBINO – Il lupo cattivo non è più così cattivo se lo si immagina come un’opportunità per attrarre turisti e curiosi. Che potrebbero arrivare sugli appennini della provincia di Pesaro e Urbino per osservarlo, magari dopo aver gustato un bel pezzo di casciotta d.o.p.
Un formaggio pregiato ma anche molto “fragile”, perché rischia di estinguersi a causa della scarsa innovazione degli allevamenti di ovini e bovini, dalla bassa redditività degli investimenti nel settore e, soprattutto, dalla presenza sempre più assidua di lupi e cani selvatici che sbranano le greggi perché spinti a valle dalla fame. Un bel problema, dal momento che questo marchio, di origine protetta dal 1996, sviluppa ogni anno un fatturato di 4 milioni di euro, occupando tra dipendenti e indotto circa 500 addetti.
Gli allevatori vogliono trovare un modo di risolvere la questione degli animali selvatici e chiedono di sostenere con finanziamenti pubblici la costruzione di recinzioni inattaccabili dai predatori. E così pure il Consorzio Casciotta d’Urbino Dop che vuole a tutti costi salvare questo formaggio e far sì che il turismo agroalimentare si fonda con quello naturalistico. “I lupi da problema potrebbero trasformarsi in un’occasione – spiega Gianluigi Draghi, coordinatore e presidente del consorzio Casciotta d’Urbino – rischiamando turisti interessati all’osservazione della fauna che potrebbero poi diventare consumatori ed estimatori di prodotti locali. Questa integrazione tra natura e agroalimentare potrebbe essere anche un modo più corretto di gestire la fauna selvatica del territorio, trasformando il problema dei lupi in una vera e propria opportunità”.
Del pericolo estinzione Casciotta, dei lupi e di tanti altri temi si parlerà il 23 gennaio al convegno “La Casciotta piace al lupo! Riusciremo a salvarla?”. La tavola rotonda, che si terrà nell’aula magna dell’Istituto Alberghiero di Pesaro, è stata organizzata proprio dal Consorzio di Tutela e l’Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp (AFIDOP), in collaborazione con la Camera di Commercio di Pesaro e Urbino e l’Azienda Speciale Terre di Rossini e Raffaello. Al centro dei lavori c’è proprio il rapporto tra i lupi e la casciotta: se gli animali selvatici mangiano le greggi il latte viene prodotto in quantità minore, e c’è quindi il problema di soddisfare la domanda che ogni anno cresce. “A fronte del costante aumento delle richieste di Casciotta –spiega Draghi – c’è il timore di non poter assicurare in futuro la produzione, la cui lavorazione è limitata ad alcune zone, limitate della provincia pesarese, con latte vaccino e ovino certificato, prodotto su questo territorio . Inoltre scarseggia il latte ovino, dal momento che sul nostro Appennino si fa sempre più concreto il rischio di abbandono del settore dell’allevamento di pecore da latte”.