URBINO – La chiamano la “città-campus”, ma gli studenti fuori sede lamentano il costo degli affitti. Almeno stando ai dati raccolti dal Collettivo per l’autogestione che ha sede nella Libera biblioteca De Carlo di Urbino.
Tra dicembre e gennaio, i membri del Collettivo hanno distribuito agli studenti un questionario per fare emergere i dati relativi alla situazione abitativa della città. Nei giorni scorsi, le prime stime: dei 284 universitari che hanno risposto alle domande, il 46% dichiara che i prezzi degli affitti sono difficilmente sostenibili. Per una stanza singola si arriverebbe a pagare 350 euro, mentre per un posto in doppia anche 230 euro.
“Un costo neanche troppo esoso se confrontato con quello di città come Bologna, Roma e Milano – commenta Matteo Squadrani del Collettivo – ma bisogna considerare che Urbino è una città più piccola. E comunque il risultato del questionario è indice di due fattori: da una parte la speculazione degli affittuari, dall’altra la contrazione della possibilità di spesa da parte delle famiglie a causa della crisi”.
Dal sondaggio non emerge solo il dato relativo all’aumento dei prezzi di locazione. Gli studenti denunciano anche norme di sicurezza minime assenti e caparre troppo alte. Per quest’ultime, la media si aggira intorno ai 400 euro ma può arrivare fino a picchi di 780 euro.
Le case sarebbero non agibili secondo le dichiarazioni del 32% degli intervistati. Secondo l’elaborazione dei dati effettuata dal Collettivo per l’autogestione, gli edifici sarebbero umidi, pieni di infiltrazioni, mentre i muri crepati e gli impianti elettrici fatiscenti.
Si sarebbero verificati, inoltre, abusi da parte dei locatori. Una persona su quattro, stando al sondaggio, sarebbe stato privato dei diritti contrattuali. In che modo? Con affitti in nero (il 16% del campione) o con contratti in “grigio” (10%), contratti, ovvero, che dichiarano dati falsati. Per esempio, sull’ammontare dell’affitto o sulla destinazione d’uso del locale (accatastato come ufficio invece che come abitazione)
“Si tratta di una prima stima – continua Squadrani – perché 284 questionari a fronte di 15mila studenti sono solo una piccola parte. Però da questa prima elaborazione si evince che, anche se non si può parlare di emergenza, un disagio abitativo a Urbino esiste”.
Il Collettivo per l’autogestione ha creato uno sportello di autotutela abitativa, attraverso il quale osserva la situazione nella città, offre “ascolto” agli studenti e cerca con loro delle soluzioni a questa tipologia di problemi. Fa, inoltre, parte della rete provinciale “Disoccupati, precari, studenti” che coinvolge anche Pesaro e Fano e che osserva le condizioni abitative di queste città.