URBINO – “Mi sono sentita un topo in trappola, ma quando Nica è nata sarei rimasta a casa con lei, mentre tutti mi guardavano sbigottiti”. Emilia si emoziona ancora a due anni di distanza dalla nascita di sua figlia Nica, l’11 febbraio 2012, nel pieno del “nevone” in casa sua, a San Marino di Urbino. Il vialetto d’ingresso, spalato a fatica in quei giorni da Aldo, il papà di Nica, oggi è verde e disseminato di giochi e giostrine. Nica è al nido, il papà è andato a prenderla perché stanno per arrivare amiche e amici di famiglia per festeggiare i suoi due anni. Lo scorso anno ha spento la prima candelina ancora una volta con la neve che cadeva. Per fortuna quest’anno a cadere è solo la pioggia.
Era già previsto che la piccola sarebbe nata in casa, seguiti da un’ostetrica. Cinque anni prima, i suoi genitori avevano già avuto Emma. Stavolta però l’ostetrica aveva già detto che non ci sarebbe potuta essere. Troppa la neve che da qualche giorno era ripresa copiosa a cadere, difficile percorrere quelle strade sulle salite delle Cesane cariche di bianco.
“All’inizio io e Aldo, il mio compagno, non ci siamo accorti di quel che stava accadendo – ricorda Emilia – io stavo bene e non dovevo partorire così presto. Abbiamo approfittato di un momento di calma per tornare a casa, dopo qualche giorno, ospiti da un’amica. Mi sono anche messa a spalare la neve col pancione”.
Il 10 febbraio però riprende a nevicare, Emilia chiama i Vigili del fuoco per avvisarli delle sue condizioni, ma loro le rispondono che se non è in travaglio non c’è motivo di intervenire subito. La mattina dopo “fuori c’era l’impossibile – dice Emiliana – quelli del soccorso alpino hanno provato a raggiungerci per tutto il giorno ma si sono fermati a Fossombrone. I Carabinieri col pick-up non ce l’hanno fatta, stessa cosa ovviamente per l’ambulanza. A quel punto mi sono agitata e ho richiamato arrabbiatissima, erano le 17 ormai, era buio e ho inventato che fossi in travaglio. Quando ho visto i primi mezzi a 300 metri da casa mi sono vestita con la tuta da sci e gli stivali seduta sul divano con la valigia accanto”.
Un sospiro di sollievo che dura un attimo: “A quel punto – continua Emilia – mi sono rilassata, sono cominciate le contrazioni e non potevo far altro che spingere: mia figlia aveva capito che era il momento di venire fuori. Lì il panico, con i soccorsi non c’era l’ostetrica, ancora in ospedale che al telefono diceva di trattenere. Una cosa impossibile”.
In assenza dell’ostetrica, arriva l’amico allevatore: “Arriva Ricard che abita qui accanto e ha le mucche. Mi sono rasserenata perché almeno aveva visto qualcuno partorire. Nella foga il mio compagno mi ha spogliata e in pochissimo tempo Nica ha messo la testa fuori, tutto in 20 minuti”. Davanti a Vigili del Fuoco e Carabinieri, Emilia spiazza tutti: “Una volta nata ho detto che potevo anche rimanere là, mi han guardato tutti come se fossi impazzita – racconta sorridendo – però sono salita sulla camionetta dei Carabinieri e mi hanno portata in ospedale”.
A tutta la scena del parto ha assistito la piccola Emma, che due anni fa aveva cinque anni: “È stata un’esperienza forte per lei. Io ero spaventata durante il travaglio, temevo fosse stato tutto frettoloso. Poi lanciavo urli con una voce fortissima, ma subito io e il mio compagno cercavamo di rassicurarla”. Appena nata Nica era completamente bagnata: “Emma – ricorda la mamma Emilia – guardando la sorellina sotto la luce del soggiorno mi ha detto che è nata con tutti i luccichini”.
La neve ha segnato non solo la nascita, ma anche il primo compleanno di Nica: “Certo più che con la neve mia figlia ha un legame particolare con la cocciutaggine. È volitiva e determinata fino a trascurare le circostanze esterne: lo è stato sin da subito da che è nata, non ha scelto un momento giusto, ha deciso di farlo e basta”.
ma quanto è costato questo parto alla collettività dicesti le cose come stanno almeno