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Acqualagna, il tempietto ‘perduto’ di Bramante nel quadro della Vergine

di    -    Pubblicato il 25/02/2014                 
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Madonna del Rosario

Madonna del Rosario

URBINO – Era sotto gli occhi di tutti, ma per decenni è passata inosservata. Una rara testimonianza storico-artistica che riguarda una delle prime opere dell’architetto Donato Bramante. Ci troviamo nei luoghi di quello che era il Ducato di Urbino ai tempi del Rinascimento. Ad Acqualagna, al centro della Valle del Metauro.

La chiesetta in questione è il santuario della Madonna del Pelingo, di quelle rustiche, piccole, con le panche di legno e i muri dipinti di bianco. Fra i quadri di quella chiesetta ce n’è uno particolare: la Madonna del Rosario, dipinto nel 1629 da Girolamo Cialdieri, artista urbinate allievo di Ridolfi. Lo scorcio di paesaggio ai piedi della Vergine col bambino è lo stesso che 150 anni prima faceva da sfondo al dittico di Piero della Francesca, il ritratto dei duchi.

Nel paesaggio, accanto alle vele delle navi del lago artificiale, compare anche l’ultima rappresentazione pittorica, da quella prospettiva, del tempietto “del Bramante”, una struttura ottagonale risalente al 1482 e posizionata alle porte di Urbania, tra lo scoglio e uno dei due archi del ponte del Riscatto, sul fiume Metauro. Quando Piero Della Francesca dipinse il dittico, il tempietto ancora non c’era. Danneggiato nella seconda guerra mondiale, è stato poi abbattuto e nonostante i tentativi di ricostruzione oggi ne restano solo alcuni frammenti.

“Inizialmente abbiamo esaminato il paesaggio sotto alla Madonna in quanto confermava la presenza di un lago artificiale nella Valle del Metauro, rilevato anche nel ritratto dei Duchi,” spiega Rosetta Borchia, pittrice, esperta di arte e autrice insieme alla professoressa Olivia Nesci de Il Codice P, uno studio che ha dimostrato come il paesaggio che fa da sfondo al dipinto più celebre di tutti i tempi, la Gioconda, è in realtà la Valmarecchia: “Abbiamo riconosciuto una delle cosiddette torrette dei barcaioli, una specie di palafitta sotto al quale si sistemavano le barche. Solo dopo ci siamo accorte che l’altra struttura era il tempietto del Bramante”.

Tempietto del Bramante prima del 1944

Tempietto del Bramante prima del 1944

Una scoperta recente che diventa quasi un omaggio all’architetto di Fermignano sia in occasione del cinquecentenario della sua morte, l’11 aprile 2014, sia perché  il tempietto sembra essere la prima opera dell’artista, secondo quanto riportato nelle memorie dei Duchi di Urbino.

“Ci sono pochissime rappresentazioni del tempietto oltre a questa, lo abbiamo come sfondo su un quadro di un anonimo nel 1500 e in qualche fotografia – continua Rosetta – e per questo è importante, come testimonianza di quello che era il territorio di Urbino 400 anni fa e a conferma della presenza di un lago totalmente artificiale, realizzato bloccando il flusso del Metauro con delle travi proprio sotto al ponte del Riscatto”.

Frammenti dell’impero artistico e paesaggistico di Urbino nel suo momento più florido e di maggior successo, il Rinascimento, quando le valli erano navigabili.

Madonna con particolare

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Un commento to “Acqualagna, il tempietto ‘perduto’ di Bramante nel quadro della Vergine”

  1. Massimo Moretti scrive:

    Non so come si possa riconoscere nel dipinto di Cialdieri il tempietto del riscatto di Urbania che peraltro non ha niente a che fare con Bramente (si tratta come è noto agli studiosi di una tradizione ottocentesca faziosa e infondata nata per avvalorare l’origine durantina dell’architetto).
    Il tempio nel dipinto di Cialdieri è un riferimento a uno dei titoli della Vergine (Templum Dei) così come lo si ritrova in particolare nell’iconografia dell’Immacolata Concezione. Si potrebbe dire, ironizzando, che i dipinti mariani sono tempestati di “tempietti bramanteschi”.
    Se si cerca un finto scoop suggerisco comunque di recarvi al Museo Diocesano di Urbania e ammirare una bella veduta (questa volta vera e fedele) del tempietto del riscatto nella Madonna con Bambino e Santi del pittore Giangiacomo Pandolfi. Il dipinto, datato se non erro 1616, proviene dalla chiesa dei Minori Conventuali di Urbania.
    Siamo nel quinto centenario di Bramante. Non rivitalizziamo vecchie bubbole che avevano poco senso nell’Ottocento, figuriamoci ora. M. M.