URBINO – La festa è stata un successo. Come ogni anno centinaia di studenti hanno riempito l’auditorium del Tridente per il party di Carnevale. E come ogni martedì grasso è stata una festa ‘abusiva’. Perché quello spazio non è adatto a eventi di questa portata, non è progettato e non possiede i necessari requisiti di sicurezza. E un altro non ce n’è. Dopo più di un anno dalla nascita del tavolo tecnico per trovare dei locali per i giovani che vivono o studiano a Urbino, infatti, il risultato è zero.
Pubblicizzato con un evento Facebook, al “CarnivAll In Party”, prima dell’inizio della serata avevano già aderito oltre 500 persone ed è lecito pensare che molte altre si siano aggiunte. Dalle 22 di martedì sera il locale si è riempito, si è bevuto e ballato con la musica dalla consolle del dj.
Nessun danno, nonostante la bolgia: tutto è filato liscio senza intoppi e poco dopo le 2 di notte musica spenta e luci accese, tutti fuori. “C’erano una decina di persone – spiega un ragazzo che preferisce rimanere anonimo – che hanno monitorato la situazione. Se una festa rimane sotto controllo si allunga, ma se sfugge di mano e c’è troppa gente e si chiude prima”. Segno che gli universitari sono ormai coscienti del rischio e della responsabilità che si caricano addosso ogni volta che organizzano un evento. Già giovedì scorso nello stesso collegio si era tenuta un’altra festa alternativa del Collettivo per l’autogestione e il risultato era stato lo stesso: tutto tranquillo, divertimento, niente caos.
Il problema però rimane. Al Tridente non ci sono i requisiti di sicurezza per la festa ma spostarla è impossibile perché di alternative nemmeno l’ombra. L’Ersu non dà e non darà mai l’autorizzazione a usare quei luoghi semplicemente perché non lo può fare. “La legge parla chiaro – spiega Lorenzo Ciaffoncini, dell’Ente – quel locale non è stato costruito per farci feste”.
Lo conferma a sua volta l’ingegnere Gabriele Giglioni, che il collegio lo conosce bene per aver seguito i lavori di installazione dell’impianto fotovoltaico: “La struttura è inquadrata nella regolamentazione per le strutture alberghiere, dunque non si tratta di cosa manca al locale ma del fatto che non è codificato per farci feste, né è adeguabile, non è un locale di pubblico spettacolo, per il quale esiste una regolamentazione precisa, non nasce per quello. Gli studenti lo sanno, nonostante tutti i divieti continuano a farci le feste. Questo è valido per tutti i collegi di Urbino. Non parliamo di compleanni e lauree – conclude Giglioni – ma di feste che vedono duecento, trecento persone”.
Ma la responsabilità di chi è? “Se l’Ersu non ha mai fatto notare la questione – spiega a sua volta l’avvocato Lucia Mistura – ed è tollerante, l’autorizzazione è tacita. Ma se l’Ersu applica un regolamento (firmato dagli ospiti dello studentato, che non sono però necessariamente gli organizzatori delle feste ndr) e dà avviso e comunicazione del divieto, per esempio con dei cartelli ben visibili alle pareti, allora la responsabilità è di chi quella festa la fa”.
E malgrado il divieto, si fa eccome. I volantini e le locandine si trovano dappertutto, sulle panche, sui tavoli e sulle bacheche. Prassi ormai consolidata è che siano gli stessi funzionari dell’Ersu a informare dell’evento previsto le forze dell’ordine che, in caso di problemi, dovrebbero intervenire. E utilizzino i sistemi di vigilanza interna ai collegi, che però funzionano solo in caso di segnalazione.
La questione degli spazi aggregativi e del problema giovani a Urbino va avanti ormai da anni, tanto da essere inserita nelle ultime campagne elettorali dei candidati alle primarie del Partito democratico. L’anno scorso, c’era stato il “Carnival party” a febbraio, stessa storia. Eppure un mese prima, a gennaio, era stato aperto un tavolo tecnico per le trattative tra le parti coinvolte (comune, Ersu, associazioni studentesche) e in quell’occasione l’Ersu aveva ricordato anche che nel 2012 era stato fatto un censimento sui luoghi che potevano essere adibiti e aveva però precisato che non c’erano risorse per ristrutturarli. Dopo quell’incontro – come ricorda lo stesso Federico Scaramucci “È tutto quanto caduto nel vuoto.”
Come si coniuga il giusto bisogno di divertimento di una massa così imponente di studenti, che sono parte integrante e risorsa per l’economia del luogo, con l’assenza di uno spazio idoneo? Il progetto della tensostruttura al di fuori delle mura della città (come quello a Mercatale per la festa d’Irlanda) non è stato portato avanti, ma rilanciato quest’anno nei progetti dei candidati sindaco. L’ex Makkia è ancora inagibile, temporaneamente occupato da Federico Scaramucci con il suo comitato durante le primarie.
Finché nessuno prende concretamente in mano la situazione, rimane lo stesso equilibrio precario di sempre. Se infatti è vero che i “ragazzi del collegio” si muovono “abusivamente”, è vero anche che finora nessuno ha chiuso le porte, al massimo un occhio, per non scontentare nessuno.