URBINO – L’amore è fatto di gesti eclatanti. In questo modo si conquista un’amante. E Urbino ha bisogno di essere riconquistata. Parola di Oscar Farinetti. “Occorre fare un gesto forte, immediato, per raccontare al mondo la bellezza inestimabile che possiede questa città e per farla conoscere nel mondo”. Il fondatore di Eataly riflette sul futuro di Urbino e dell’Italia nell’incontro del 5 marzo “Il coraggio di intraprendere” all’interno dell’affollatissima aula magna di Palazzo Battiferri. Annuncia che la sua creatura “sicuramente arriverà nelle Marche”. E parla anche delle elezioni comunali imminenti: “forse alla città farebbero meglio tre mesi di Vittorio Sgarbi come sindaco, che parla continuamente di Urbino in Italia e nel mondo e che crea ‘il casino’, rispetto a tre anni di gente ‘vecchia’ e che non combina nulla. Serve qualcosa che possa ‘raccontare’ al mondo la bellezza di Urbino”.
Farinetti ha spiegato la sua idea di ‘grande bellezza’. Un modello da apprendere ed esportare in tutto il mondo. “Credo che dovremo scrivere nella Costituzione che l’Italia è fondata sulla bellezza. Abbiamo dei grandi ‘solisti’, ma dobbiamo migliorare la ‘rete’. Pensiamo alla vostra regione: ha più specie vegetali di tutta la Gran Bretagna insieme. Se non esistesse la brezza che si alza dal mare e che incontra le montagne, non esisterebbero tanti prodotti locali. Non ci sarebbero nemmeno prodotti come l’erba cipollina o l’aglietto profumato che ho mangiato oggi. Ma questi prodotti non verranno mai valorizzati senza la dovuta comunicazione”.
Prima di ricevere il sigillo di Ateneo dal rettore Stefano Pivato, il patron di Eataly si è concesso anche una passeggiata fra le colline di Urbania e Montesoffio per apprezzare il panorama e il buon cibo, ma anche per riflettere sulle possibilità economiche che il territorio marchigiano può offrire a livello imprenditoriale. Un nuovo Eataly a Urbino? Non lo sa ancora, “ma sicuramente – dice – nelle Marche arriverà”.
“Il segreto del successo sta in un nuovo concetto di marketing – spiega Farinetti – cioè pensare locale ma agire globale. Oggi ero sulla punta di una collina e ho pensato che i contadini non solo hanno il compito e il privilegio di coltivare la terra ma, guardando l’alternarsi dei campi a grano, ho capito che solo loro che disegnano i paesaggi. Abbiamo bisogno di loro. Ma poi dobbiamo imparare a pensare in grande: studiare la storia, le nostre radici e ‘saperci narrare‘ anche all’estero”.
Raccontare i prodotti: ecco il punto dolente dell’Italia. Un difetto per lungo tempo nascosto dietro il marchio “made in Italy” che ancora oggi viene contraffatto e copiato. E’ così che il ‘parmesan’ o il ‘lambozola’ vengono venduti all’estero e fanno perdere al nostro paese circa 60 miliardi di euro ogni anno. “I prodotti italiani contraffatti ed esportati fuori dall’Italia sono ancora il doppio di quelli originali. Gli stranieri comprano le imitazioni non perché sono cattivi, ma perché noi italiani non sappiamo spiegar loro la differenza. Contro la contraffazione agroalimentare ci vuole un marchio unico, poi vengono tutte le altre denominazioni (dop, docg ecc.). Dobbiamo prima focalizzarci sulle priorità”. Quest’ultimo concetto è anche uno dei sette punti, elencati durane la conferenza, per semplificarsi la vita. “Sette consigli – spiega il fondatore di Eataly e UniEuro – che devo ripetere soprattutto a me stesso, ma che servono a tutti, per migliorare questo paese e per uscire dal pantano socioeconomico nel quale ci troviamo”.
Ma, più che i consigli, Farinetti ha voluto lasciare un monito ai tanti giovani presenti nell’aula magna di palazzo Battiferri: “Non lamentatevi. Siamo il paese più lamentoso al mondo ma è da dilettanti lamentarsi. E’ da grandi cercare soluzioni. Basta piangersi addosso e dire ‘piove governo ladro’. La mia generazione, tra i 55 e gli 80 anni, vi ha consegnato un paese pieno di debiti, malato di burocrazia. Nonostante questo nessuno si sente responsabile. Bisogna invece sentirsi colpevoli eccome. Partite, tirate fuori le palle e fate casino”.